Man mano che emergono particolari sempre più precisi sulla notte tra sabato 23 e domenica 24 novembre dell'inseguimento da parte dei carabinieri di Ramy Elgaml e Fares Buzidi in via Ripamonti, terminato nello schianto contro il palo del semaforo all'angolo con via Quaranta, emergono particolari anche sulla famiglia Elgaml. Sembra, infatti, che i membri della famiglia Elgaml, di origini egiziane, ovvero il padre Yehia, la moglie Farida e dal fratello minore di Ramy, Tarek, vivano da occupanti abusivi in un alloggio Aler nel cuore del Corvetto, quartiere popolare all'estema periferia est di Milano.
Abusivi da una decina di anni in un quartiere fatto di case popolari, occupate per il 10 per cento, e popolato per un terzo da stranieri, «difficilissimo, più di altri», come ha ammesso lo stesso sindaco di Milano Beppe Sala. Su oltre 2.647 alloggi di edilizia residenziale pubblica, di proprietà di Aler, «solo» il 10 per cento risulta occupato abusivamente, ma qui il tema sono l'illegalità dilagante, il degrado, la grande criminalità che si propaga nella zona tanto da aver portato all'installazione di un'ottantina di telecamere di videosoveglianza in tutti i caseggiati per avere uno sguardo sui traffici che si consumano nei cortili e dietro gli angoli dei caseggiati. In sostanza una banlieue, come è stata definita da più parti, dove le forze dell'ordine fanno fatica a penetrare.
Una situazione altrettanto delicata sembrerebbe quella della famiglia Elgaml tanto che il nucleo non è stato sfrattato dall'appartamento per condizioni di fragilità dei componenti.
Ramy per altro lavorava, a differenza di tanti suoi coetanei, faceva l'elettricista. Quella notte Ramy, che avrebbe compiuto 20 anni il 17 dicembre, si trovava a bordo di uno scooter guidato da Fares Bouzidi, tunisino di 22 anni senza patente e con precedenti, come Ramy, che non si era fermato al posto di blocco dei carabinieri in via Farini.
La fuga e il relativo inseguimento sono proseguiti fino all'incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta, dove il 19enne è stato sbalzato dal motociclo finendo contro il muretto di cinta di un distributore di benzina e morendo poco dopo l'arrivo in ospedale. In tasca aveva mille euro, un coltello a serramanico, lo spray urticante e una catenina di colore giallo spezzata.
Le notti seguenti è scoppiata la rivolta, in nome della «verità per Ramy» che ha messo a fuoco e fiamme il Corvetto, grazie alla partecipazione dei ragazzi provenienti da altre zone periferiche e da fuori Milano.
Unica voce a invocare la fine della furia devastatrice quella del padre di Ramy, Yehia Elgaml che ha chiesto di interrompere la guerriglia «Siamo lontani da quanto accaduto lunedì sera. Non vogliamo vendetta ma solo sapere ciò che è successo. Ci dissociamo da tutti i violenti». Parole molto apprezzate dal sindaco Sala e dal presidente della Regione Attilio Fontana.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.