Alla fine ha deciso di lasciare ogni incarico politico, assicurando di non essere in alcun modo legato alla vicenda Vatileaks, di non essere insomma il terzo presunto «corvo» dell'inchiesta vaticana. Il nome di Mario Benotti, giornalista ed ex dirigente Rai, era uscito ieri, sul Corriere della Sera , come persona coinvolta nell'inchiesta della procura di Terni in cui risulterebbero indagati per presunte estorsioni e intrusioni informatiche, Francesca Immacolata Chaouqui, una delle due persone arrestate in Vaticano per la diffusione di documenti riservati della Santa Sede e il marito Corrado Lanino, ingegnere informatico. Benotti fino a ieri sera, prima di autosospendersi, era a capo della segreteria particolare di Sandro Gozi (sottosegretario del governo Renzi) e consulente per il dialogo interreligioso di Dario Nardella, sindaco di Firenze e braccio destro del premier. «Con stupore e profonda amarezza - ha affermato Benotti - Ho letto alcune notizie apparse su due quotidiani che mi collegano alla cosiddetta vicenda Vatileaks. Vorrei da un lato precisare la mia totale estraneità, e dall'altro che non mi è stato notificato alcun avviso di garanzia, nè mi risulta di essere indagato».
Il giornalista, che conosce da anni la Chaouqui ha aggiunto: «Per rispetto dell'istituzione che rappresento e per far sì che io possa tutelarmi nelle sedi più opportune da accuse che, oltre ad essere infondate ritengo lesive del mio onore, ho ritenuto corretto autosospendermi dal mio incarico». Finisce quindi l'avventura di Benotti a Palazzo Chigi, luogo dove anche la pr calabrese, accusata di essere uno dei "corvi", era di casa da almeno due anni. Chaouqui cercava contatti con il governo già dai tempi di Enrico Letta, quando la donna era solita presentarsi negli uffici di Piazza Colonna a Roma per incontrare vari dirigenti, tra cui, parrebbe, Massimiliano Cesare, avvocato e consulente del premier. L'ex commissaria papale, che avrebbe cercato contatti con Letta anche tramite il centro studi veDrò organizzando eventi, qualche settimana prima della nomina pontificia, nell'estate 2013, aveva accompagnato l'avvocato vicino all'ex premier anche ad un ricevimento dell'esclusivo club “Diplomatia” dentro al Vaticano, presentando Cesare a cardinali e vescovi.
E secondo la nuova rivelazione del settimanale Spiegel sul caso Datagate, i servizi segreti tedeschi hanno spiato «sistematicamente» molti governi e rappresentanze diplomatiche tra cui Stati Uniti, Italia e Vaticano.
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