Giuseppe Conte, questa volta, non concorda con la linea del segretario di Stato Pietro Parolin, che ha legittimato l'uso delle armi da parte degli ucraini. Il capo grillino ha preferito il pacifismo di papa Francesco: entrambi hanno parlato di «follia» rispetto all'aumento della spesa militare. Una mossa che nasconde un'operazione meno banale di come può apparire. Una postilla: il cardinale, anche in relazione al cursus honorum di Conte, non è un ecclesiastico qualunque. Parolin è il presidente di Villa Nazareth, dove si è formato il capo grillino in gioventù. La notizia - ci confida una fonte vicina alla Congregazione per le Missioni - non è dunque che Conte la pensi come il Papa ma che abbia preso le distanze dal suo riferimento ecclesiastico.
«Il diritto a difendere la propria vita, il proprio popolo e il proprio Paese comporta talvolta anche il triste ricorso alle armi», ha fatto presente il «ministro degli Esteri» della Santa Sede, che confida in un negoziato che conduca alla pace ma che ha definito «comprensibili» gli aiuti militari dell'Occidente al Paese di Volodymyr Zelensky in un'intervista a Vida Nueva. Può sembrare una mera questione di registri e stili differenti ma non è così: «Com'è noto - confidano fonti vaticane - Parolin ha fatto delle dichiarazioni riguardo alle armi e il Santo Padre, poco dopo, ha pronunciato parole diverse rispetto a quanto espresso dal segretario di Stato. Conte proviene da Villa Nazareth di cui Parolin è il responsabile». Ci si chiede a questo punto se la triangolazione tra il Papa e l'avvocato di Volturara Appula abbia avuto luogo per il legame tra il contismo e certe istanze vaticane. Magari per alcune convergenze sugli esteri: «La leggo in altro modo - ci spiega una fonte vicina ai vertici ecclesiastici -. Ho l'impressione che Conte stia scaricando i suoi mentori per salire sul carro del più potente». Cioè avrebbe messo da parte Parolin per entrare nelle grazie di chi conta di più. Tant'è che la prima fonte, quella vicina alla Congregazione per le Missioni, non nasconde la fatica nel comprendere: «La frase di Parolin è stata letta come un assist al governo di Mario Draghi, sempre più intenzionato ad inviare aiuti all'esercito ucraino. Il segretario di Stato è un grande ammiratore dell'ex vertice della Bce. Se poi - notano - , a quelle dichiarazioni, fanno da contraltare quelle del ben più laico professor Conte, agguerrito sostenitore del fronte pacifista e contrario all'invio di armi, allora ecco che qualcosa non torna. C'è qualcosa che ci sfugge».
Sfugge, forse, che l'ex «avvocato degli italiani», possa essersi risentito per «l'assist» di Parolin a Draghi sugli aiuti militari e che, facendo l'eco di Bergoglio, «Giuseppi» stia provando a
percorrere altre corsie preferenziali. Il soglio di Pietro, del resto, è quello più in alto e Conte, nonostante Draghi ed il crollo del MoVimento 5 Stelle, continua a considerarsi spendibile per la guida del prossimo esecutivo.
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