Finge di volersi pentire per tagliare la gola alla pm

Carmen Ruggiero della Dda salvata da un tenente che ha disarmato il detenuto, il mafioso brindisino Carrino

Finge di volersi pentire per tagliare la gola alla pm
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Finge di volersi pentire per poter tagliare la gola alla pm della Dda di Lecce, Carmen Ruggiero, durante l'interrogatorio. Un piano, quello del detenuto brindisino Pancrazio Carrino, arrestato a luglio durante l'operazione antimafia «The Wolf» con cui è stato decapitato il clan Lamendola-Cantanna, fallito grazie all'intervento di un tenente dei carabinieri che ha trovato l'arma artigianale che il detenuto aveva costruito, sventando l'attacco.

È stato lo stesso Carrino a confessare l'attentato nell'interrogatorio successivo, lo scorso 23 ottobre, che si tenne nel carcere di Terni, dove nel frattempo era stato trasferito. Racconta al giudice che lo ascolta al posto della Ruggiero come e perché avrebbe voluto uccidere il magistrato di Lecce. Comincia tutto quando in carcere sente dalla televisione che il suo nome veniva associato ad una violenza sessuale. «Dopo questa notizia - si legge nel verbale - ero arrabbiato con tutto ciò che rappresenta lo Stato». Per placare la sua sete di vendetta Carrino voleva attirare l'attenzione della Dda su di sé e voleva farlo all'insaputa del suo avvocato dell'epoca, per non comprometterlo. Per questo - svela nell'interrogatorio di Terni - dice in via riservata ad un agente della penitenziaria di voler collaborare con i magistrati. «La mia vera intenzione era di tagliare la gola al pubblico ministero che si sarebbe presentato ove avesse dato seguito alla mia richiesta di collaborazione», fa verbalizzare.

Il giorno dell'interrogatorio nel carcere di Lecce il detenuto stacca un pezzo di ceramica del bordo interno del water della cella d'isolamento, lo avvolge in una busta e lo nasconde addosso, occultandolo nel retto. Nella stanza, insieme al magistrato, c'è il carabiniere Alberto Bruno, un avvocato d'ufficio e altre persone. «Ero seduto davanti al pm - racconta il detenuto - e tenevo sotto controllo il tenente per capire se mi trovavo ad una distanza sufficiente per poter agire contro il pm tagliandogli la giugulare senza essere bloccato». Dopo aver preso le misure Carrino chiede di andare in bagno, estrae il coltello e lo nasconde nelle mutante. Ma quando esce viene portato in un'altra stanza, da solo, dove il carabiniere che aveva intuito il pericolo gli trova il coltello e glielo toglie. «Se fossi stato lucido quel giorno come lo sono adesso, Carmen Ruggero sarebbe già storia», sottolinea Carrino.

Sia alla pm della Dda che ha coordinato l'operazione antimafia che al gip Maria Francesca Mariano che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare, oggetto di pesanti minacce nei mesi scorsi, sono state rafforzate le misure di sicurezza.

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