Il candidato non si offenda se non viene menzionato nell'elenco seguente. Ma le stranezze di questa campagna elettorale per le elezioni europee sono talmente tante che diventa fin troppo facile dimenticare qualcuno. Danze, palleggi, fioretti, bavagli, soprannomi, testimonial inconsapevoli. Una mosca cieca sul filo del buon gusto. Nemmeno i leader si sono sottratti all'andazzo. Giuseppe Conte, dismessa la pochette, si è travestito da calciatore e da musicista. I suoi palleggi con l'ex calciatrice e candidata grillina Carolina Morace sono diventati virali in men che non si dica. Quindi si è giocato la carta della chitarra. A Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, ha dedicato una canzone a Giorgia Meloni e una a Elly Schlein. «Parole, parole» di Mina per la premier. La pacifista «Il mio nome è mai più» di Luciano Ligabue, Jovanotti e Piero Pelù per la segretaria dem. Mancavano solo la spiaggia e il falò. Schlein apprezza: «Abbiamo una notizia: entrambi suoniamo la chitarra, lui l'acustica ed io l'elettrica. A questo punto c'è una ragione in più per provare a costruire alleanze alternative alla destra». Anche Matteo Renzi si è messo a giocare a calcio, palleggiando a Ventotene alla Festa dell'Europa. L'ex altro azionista del Terzo Polo, Carlo Calenda, invece si è inventato la Bla Bla Carl. Il car sharing con i simpatizzanti da una tappa all'altra della campagna elettorale.
Cateno De Luca, leader di Sud Chiama Nord, federatore della lista Libertà, invece ha viaggiato con il classico camper. Scelta obbligata, dopo che i medici hanno vietato a Scateno di spostarsi in aereo a causa del malore e del ricovero ospedaliero all'inizio della corsa per le europee. Ma a dargli manforte ci hanno pensato i suoi candidati. L'ex grillina Laura Castelli, l'ex Iena Ismaele La Vardera e il simbolo antimafia Capitano Ultimo si sono imbavagliati in conferenza stampa a Palermo per protestare contro il «bavaglio di Stato» di cui sarebbe vittima la loro formazione politica. Un capitolo a parte lo meritano i fioretti dei candidati, promessi a Un Giorno da Pecora. C'è Matteo Richetti, di Azione, che ha detto che se il suo partito non supererà il 4% si tingerà i capelli di rosso. Calenda è stato più audace. Senza il 5% si tatuerà le stelle del simbolo dell'Unione Europea. Stefano Bonaccini, se diventerà europarlamentare, si metterà a dieta e vuole perdere sette chili. Letizia Moratti se verrà eletta si tingerà una ciocca di capelli di azzurro. Il leghista Angelo Ciocca, nel caso prendesse meno voti di Roberto Vannacci, ha promesso di colorarsi i capelli di rosso a pois verdi. Lo stesso esponente del Carroccio era diventato un meme per il suo spot elettorale con tanto di balletto e canzoncina: «Scrivi un nome per cambiare, scrivi Ciocca e vota Lega, l'Europa è da svegliare, basta insetti da mangiare».
Il vulcanico Stefano Bandecchi, di Alternativa Popolare, si è ispirato all'imperatore Caligola, che nominò senatore il suo cavallo. Il sindaco di Terni ha fatto un video per annunciare la candidatura del suo barboncino, Milo. Elisabetta Gualmini, del Pd, ha puntato sul malcapitato Alberto Angela. Il divulgatore, crediamo a sua insaputa, è apparso sul profilo Instagram dell'europarlamentare intento a rimirare un suo «santino» elettorale. Come dimenticare l'ultima piazzata. Quella messa in scena in Albania da Riccardo Magi, +Europa, che per contestare Giorgia Meloni si è beccato qualche spintone dalla Security albanese, ignara che si trattasse di un parlamentare.
Capitolo soprannomi. Non solo Giorgia Meloni detta «Giorgia».
Edmondo Tamajo, Forza Italia, ha indicato ben cinque alias. Alessandro Cecchi Paone, in corsa con Stati Uniti d'Europa, ha precisato che è detto «Pavone». Vannacci ha scatenato un putiferio con il video sulla «Decima». Ma chi è senza peccato scagli la prima pietra.
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