La stella di Alessio D'Amato brilla di una luce fioca. L'uomo nuovo, prima del Pd e poi di Azione, continua a inanellare sconfitte. Le Regionali del 2023 perse contro Francesco Rocca nel Lazio, certo, ma soprattutto la batosta alle Europee, con sole 3.870 preferenze raccolte nella «sua» capitale. Meno del leader Carlo Calenda, che da ex candidato sindaco, e da fondatore di una partito, ha raccolto un risultato davvero magro a Roma: 9.268 preferenze.
D'Amato, attuale consigliere della Pisana, ex Fgci, Pci e Comunisti italiani di Armando Cossutta, poi convertitosi al «pragmatismo», avrebbe volentieri fatto il salto al Parlamento europeo. Ma gli elettori hanno deciso in maniera diversa. Roma, per il centrosinistra, è il teatro di una guerra correntizia per nulla sommersa. Da decenni l'anima massimalista e quella popolare si contendono il primato del campo progressista. Massilimiano Smeriglio per dire, ex zingarettiano poi passato con Avs, contrarissimo, ai tempi, alla candidatura di D'Amato a presidente della Regione, si è fermato a 10.248 voti nella capitale. Neppure Smeriglio è stato eletto. Ma almeno l'esponente di Avs potrà dire di aver più che doppiato il suo ex rivale D'Amato. E ora? L'azionista non molla. In attesa di capire cosa ne sarà di Azione, impegnatissima tra annunci di assemblee costituenti e abboccamenti più o meno evidenti al Pd, il consigliere regionale del Lazio lascia intendere sui social di non avere alcuna intenzione di mollare.
Scorrendo all'indietro su Twitter, nel post sulla chiusura elettorale, si trova un dato: 35mila chilometri percorsi durante la campagna per le Europee. Per soli 9.787 voti ottenuti, in totale, nel collegio dell'Italia centrale. Un voto ogni 4 chilometri circa. C'è di peggio ma soprattutto di meglio.
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