Nonostante alcuni sindaci e dirigenti scolastici contestino la riapertura delle scuole annunciata per l'11 maggio, Emmanuel Macron tira dritto. Il rientro in classe dei bambini «è una priorità» secondo il premier Edouard Philippe. Ma l'aula del Senato, dove ieri il capo del governo ha dettagliato la Fase 2, respinge il piano con 89 contrari e 174 astenuti. Solo 81 i Sì.
Il voto non preclude la ripartenza. È consultivo, ma pure indicativo dei timori di sbagliare. Philippe cita la «vitale importanza» delle scuole e annuncia mascherine obbligatorie se non c'è distanziamento: le garantirà lo Stato. Paragona la chiusura a oltranza a «un disastro sociale» e i senatori lo sconfessano. Sarà l'Assemblée a discutere domani la strategia dell'Eliseo per riportare la Francia vicino alla normalità.
Per Macron, «inquietudini comprensibili, ma in mancanza di un vaccino serve pragmatismo e buona volontà». Riapertura asimmetrica, dunque: cioè legata al tasso di contagi e letti di terapia intensiva delle singole province. A parte le spiagge, blindate, e controlli sui bus (mascherina obbligatoria), non servirà autocertificazione entro 100 km. Né esistono divieti che intaccano gli affetti.
«A scuola l'11 maggio? Irrealistico, lo Stato si deresponsabilizza», scrivono 329 sindaci chiedendo di posticipare la riapertura delle elementari soprattutto nell'Île-de-France, per ora zona rossa. Il rischio? Trasformare Parigi in una nuova culla del virus.
Notizie anche sull'effettivo periodo d'arrivo del Covid in Francia. Un medico riprogramma l'orologio: già a dicembre c'era un paziente da noi. Non aveva viaggiato all'estero e non rientrava dall'Italia. Quindi coronavirus presente in Francia da dicembre?, si chiede BfmTv. Ufficialmente, la malattia non si è manifestata in Francia fino al 24 gennaio. Ora il professor Yves Cohen, capo del reparto di terapia intensiva dell'ospedale Jean-Verdier di Bondy (Seine-Saint-Denis) rimescola la realtà. D'altronde a febbraio si era già parlato di presunti insabbiamenti del governo (sollevati dalle opposizioni). L'ex ministra della Salute Agnès Buzyn evocò 3 casi compatibili col coronavirus a Bordeaux e Parigi. Fu silenziata. Ora scopriamo che il Covid avrebbe colpito la Francia circa un mese prima dell'annuncio ufficiale della Cina. Perché il test positivo è spuntato a 4 mesi dal ricovero? «Abbiamo confrontato i test dei pazienti con polmonite a dicembre e a gennaio», dice Cohen. Il team dell'ospedale ha usato i campioni messi da parte per la verifica della diagnosi, all'epoca poco chiara. Ora è emerso che si trattava di coronavirus.
«Tra i 24 pazienti curati, c'era un positivo ricoverato il 27 dicembre, allo Jean-Verdier». Per Cohen «non si capisce come sia stato infettato». Possibile spiegazione? Sua moglie, che lavora in un banco del pesce al supermercato, era a contatto con «persone di origini cinesi». Contagiò i due figli.
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