Francia, le tre piazze. Le Pen: "Non mollo". Centristi e sinistra: "Se rubi, paghi"

La leader dell'estrema destra: "I giudici non possono scegliere i candidati"

Francia, le tre piazze. Le Pen: "Non mollo". Centristi e sinistra: "Se rubi, paghi"
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Anche Parigi ieri ha avuto la sua «battaglie delle piazze». Antipasto di una corsa presidenziale resa orfana (per sentenza) della candidata favorita: tuttora al 32% in testa per il primo turno. Marine Le Pen giura di voler combattere fino alla fine per l'Eliseo 2027. «Ognuno di voi si rassicuri, non mi arrenderò nonostante, per certi giudici, dovrei essere eliminata dalla vita democratica in nome di un presunto turbamento dell'ordine pubblico democratico, un concetto inventato per l'occasione». Vuole andare avanti, Marine, avendo incassato l'accelerazione del calendario giudiziario che vedrà il ricorso esaminato l'anno prossimo: sentenza entro l'estate 2026. Allo stato attuale resta però ineleggibile: pena immediatamente esecutiva. Per questo il partito guidato da Jordan Bardella ha chiamato il popolo lepenista a dar prova di compattezza: 7mila persone, secondo la polizia.

Tre, le manifestazioni: una calendarizzata da tempo dai centristi per i 9 anni del partito Renaissance, l'En marche che fu di Macron, oggi guidato dal 36enne ex premier Gabriel Attal; un'altra del Rassemblement national contro l'esecuzione immediata della pena; la terza di mélenchoniani ed ecologisti per opporsi al diritto dei lepenisti di dire la loro dopo la condanna in primo grado a 4 anni per appropriazione indebita di fondi pubblici (2 con il braccialetto) e 5 di ineleggibilità. La decisione «ha calpestato il mio popolo, il mio Paese e il mio onore», l'affondo di Le Pen da Place Mauban, a 2 km dall'Eliseo. Nessun incidente né marce verso il Palazzo: chi temeva una Capitol Hill alla francese è rimasto deluso.

Da Place de la République, Jean-Luc Mélenchon, terzo nei sondaggi per il primo turno col 10%, tuona: «Comincia la mobilitazione contro l'estrema destra, una forza immensa è pronta a respingere la vittimizzazione di Le Pen e del Rn». Secondo gli organizzatori, sono in 15mila; 5mila per la polizia. Le Pen denuncia una «caccia alle streghe» riprendendo l'espressone con cui Trump le ha espresso solidarietà. «Non è stata una decisione di giustizia, ma una sentenza politica». Poi aggiunge: «Sia chiaro, condanniamo le minacce ai magistrati, ma non siamo dei sotto-cittadini, non siamo al di sopra della legge ma neppure al di sotto», spiega rivendicando il diritto alla pena sospesa. «Perfino l'Economist ha espresso perplessità per la sentenza». Bardella insiste: «Potete farmi la stessa domanda altre 15 volte, sul fatto che io sia il piano B, vi risponderò sempre che sono al fianco di Marine». Almeno fino all'appello.

Ingaggia un duello diretto con Le Pen, Attal: «Non sei Alexei Navalny - attacca -, il Rn non è un alleato di Trump, ma la groupie del trumpismo. Io dico: Se rubi, paghi! Soprattutto se sei un politico». Per lui niente piazza, ma la Cité du Cinema. Ne ha pure per la France Insoumise di Mélenchon: «Propaganda antisemitismo». E per il suo stesso cartello: «Un partito da rifondare». Tra gli invitati c'è Édouard Philippe, primo premier di Macron oggi sindaco e candidato all'Eliseo: col 23,5%, è secondo nei sondaggi. Di centro e neogollista, per lui bisogna costruire un progetto, più che attaccare l'avversario.

Alla festa c'è pure il premier Bayrou. Al contrario di Attal, che afferma «non voteremo la proposta di legge di Éric Ciotti (alleato di Le Pen) per superare l'esecuzione provvisoria della pena», lui ha chiesto al Parlamento di aprire un dibattito.

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