L'uscita di scena di Luigi Di Maio, ex capo politico del MoVimento 5 Stelle, dal Comitato di garanzia pentastellato lascia per terra una serie di domande irrisolte. Quesiti che vengono posti anche all'interno della stessa creatura fondata da Beppe Grillo ormai nel lontano 2005. Il ministro degli Esteri - ci si domanda in ambienti grillini - rilancia così la sua azione politica o fa un passo indietro in direzione delle volontà di Giuseppe Conte, che nel frattempo ha ribadito come, da Statuto, i pentastellati non possano organizzarsi in correnti?
Luigi Di Maio, con la sua mossa, potrebbe aver deciso di scartare la mano di carte che gli è capitata oppure di fare all-in sull'intera posta: la lettura che circola nel MoVimento 5 Stelle, al momento, è duplice. "Se Conte avesse davvero convocato un'assemblea interna per porre il problema del comportamento di Luigi rispetto alla partita del Colle - ci fa sapere una fonte che preferisce l'anonimato e che ricorda come il ministro degli Esteri sia politicamente "imputato" per aver agito in autonomia sul Quirinale rispetto alla linea del leader - sarebbero davvero esistite possibilità che venisse espulso. Si tratta di Di Maio: la cosa sarebbe stata detonante. Ma le possibilità c'erano".
Secondo questa interpretazione, che proviene da un parlamentare, l'ex capo grillino avrebbe anticipato l'ex "avvocato degli italiani", fornendo a se stesso un argomento che suona più o meno così: "Di Maio potrà dire così di aver già fatto un passo indietro. E quindi di non poter essere soggetto ad espulsione". C'è un altro tema, però, che non può che essere sottolineato: "Occhio - fa presente la fonte a IlGiornale.it - : Virginia Raggi siede nel Comitato di Garanzia. Rispetto a quell'organo Luigi non ha problemi: c'è una sua emanazione". E l'incontro con la Raggi è uno degli ultimi passaggi che l'ex ministro del Lavoro ha fatto prima della scelta comunicata oggi.
"Io la leggo così - continua la fonte - : "Da una parte Di Maio, dimettendosi da presidente del Comitato di Garanzia, ridimensiona la questione delle correnti, che era poi il principale problema posto da Conte, dall'altra però si tiene le mani libere per eventuali iniziative politiche. In ogni caso è stato un fulmine a ciel sereno. Io ero impegnato in tutt'altro: non c'è arrivata una comunicazione". Il ministro degli Esteri avrebbe dunque agito in autonomia o quasi, evitando di concordare l'uscita di scena dall'organo pentastellato con l'ex premier giallorosso e gialloverde.
C'è curiosità, invece, per il ruolo potrebbe aver giocato Beppe Grillo: l'"eletto" - come si autodefinisce - aveva sottolineato, appena qualche giorno fa, la necessità di parlare con una voce sola.Qualunque sia la risposta alle domande incalzanti che l'emisfero grillino si pone, una certezza c'è: Di Maio ha preferito strappare prim'ancora d'essere sottoposto alla "ghigliottina" di un'assemblea che aveva intenzione di espellerlo: Conte convocherà comunque i suoi?
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