Roma - Un punto in meno per le due aliquote centrali. Matteo Renzi ha bisogno di tagliare l'Irpef per non perdere la faccia alle amministrative e contenere i rischi legati al referendum costituzionale. Ma il governo ancora non sa dove trovare i soldi anche se il premier vorrebbe anticipare l'avvio della misura al 2017. L'intervento allo studio riguarderebbe lo scaglione tra i 15mila ed i 28mila euro che si attesta al 27 per cento e quello subito superiore, tra i 28mila ed i 55mila, ora al 38 per cento. Si punterebbe quindi ad alleggerire gli esborsi per il ceto medio. Un punto in meno per le due aliquote costerebbe circa 3 miliardi di euro.
Renzi ha letto con preoccupazione i sondaggi (quello dell'Ipsos in particolare) che qualche settimana fa hanno confermato da parte della maggioranza degli italiani la bocciatura della politica fiscale del governo. Dunque il premier ha deciso di tornare all'attacco sul fronte fisco e via social ha annunciato l'intenzione di intervenire sulle aliquote Irpef e non solo. Incalzato sull'argomento durante un question time ha pure aperto a un possibile intervento di sostegno alle famiglie, ad esempio sulle detrazioni per i figli a carico. Il premier però punta prima di tutto a ridurre e rendere meno pesanti le fasce Irpef. L'obiettivo finale è passare dagli attuali cinque scaglioni a tre. Traguardo da raggiungere più a lungo termine.
Nell'immediato si pensa a lasciare i cinque scaglioni riducendo però di un punto quello del 27% e quello del 38%. I fondi necessari potrebbero essere recuperati con il rinvio della riduzione dell'Ires, l'imposta sul reddito delle società, oppure con l'aumento Iva previsto dalle clausole di salvaguardia. A questi interventi si potrebbe affiancare l'abolizione del bollo auto che però non è una buona notizia soprattutto per la filiera dei trasporti. Il mancato gettito di 6,5 miliardi infatti verrebbe compensato dall'ennesimo aumento sulle accise della benzina.
La Cgia di Mestre prevede tempi duri per tassisti e trasportatori perché l'abolizione del bollo premierebbe soltanto chi percorre al massimo 20mila chilometri annui a prescindere dalla cilindrata. Tutti gli altri spenderebbero di più.
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