"Garantisti con Salis però forcaioli con Toti". Intervista a Enrico Costa

L'esponente di Azione critica il corteo. "Si usa la giustizia per la lotta politica"

"Garantisti con Salis però forcaioli con Toti". Intervista a Enrico Costa
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«Se volessimo il Manuale del Perfetto Forcaiolo, la pagina scritta con la manifestazione del centrosinistra, ieri a Genova, sarebbe un'ottima introduzione». Enrico Costa, dirigente di Azione e ostinato difensore dello Stato di diritto, è duro sul «processo di piazza» inscenato ieri a Genova dalla sinistra.

«Il Perfetto Forcaiolo - spiega - è sempre mascherato: si dice 'garantista', poi aggiunge il 'ma' e pretende dimissioni in nome di 'opportunità politica', 'ragioni etiche', 'amministrazione che non si può bloccare'. Alla fine l'obiettivo è solo la convenienza di parte: approfittare del caso giudiziario per abbattere l'avversario. La presunzione d'innocenza è scritta in Costituzione. Ma non si applica se hai perso le elezioni. E fa una certa impressione che mercoledì il Pd abbia fatto una conferenza stampa denunciando la condizione terribile delle carceri e accusando il governo di non provvedere, e il giorno dopo sia in piazza a reclamare la gogna politica per un detenuto neppure rinviato a giudizio».

Due pesi e due misure?

«Basta pensare al caso Salis. Anche io, quando ho visto le sue immagini con la palla al piede in tribunale mi sono indignato, e ho chiesto al ministro Tajani di intervenire richiamando il nostro ambasciatore. Ma loro, dalla Schlein a Bonelli e Fratoianni, si sono dimostrati così garantisti da candidarla alle elezioni, mentre era sotto processo. Mentre per Toti, neppure rinviato a giudizio, reclamano dimissioni immediate».

Non tutte le forze di opposizione si sono prestate all'adunata anti-Toti di ieri: il suo partito, Azione, ma anche Iv e +Europa si sono sfilati.

«Sono lieto che alcuni partiti del centrosinistra si siano tirati fuori dalla piazza di ieri, incluso Carlo Calenda che è stato molto chiaro. In quella manifestazione si è recitata una vera e propria lectio magistralis del forcaiolismo: se non sei in grado di vincere democraticamente nelle urne, punta sulla magistratura. Del resto ormai è una prassi consolidata che si ripete ovunque, fin nei piccoli comuni, con il consigliere comunale di opposizione che manda alla Procura la delibera del sindaco, costringendola a aprire un fascicolo, e su quello cerca di costruire la rivincita. Una prassi ahimè trasversale, da sinistra a destra, con entrambe le curve di ultrà che pensano solo a solleticare o inseguire la pancia dell'elettorato, usando la giustizia come clava politica. Pensi al caso Appendino».

In che senso?

«Si figuri se sono un fan di Chiara Appendino, politicamente. Ma grazie a un esposto dell'allora capo dell'opposizione fu processata per abuso d'ufficio e falso in bilancio. Poi venne assolta, grazie anche al decreto Conte in materia di abuso, ma ora quel capo dell'opposizione è sindaco del Pd».

Il ministro Nordio dice di non aver capito l'ordinanza che ha respinto la scarcerazione di Toti.

«Io invece ho capito benissimo. C'è scritto, in pratica, che se ammetti i fatti imputati, ma ne contesti la qualificazione giuridica, resti dentro. Se dichiari che quei fatti sono reato, vieni liberato per aver condiviso le accuse del Pm. Cioè: o Toti dice che i contributi dichiarati erano connessi ai suoi atti amministrativi come sostiene l'accusa, oppure resta agli arresti.

Non le pare poco elegante la presenza del candidato governatore in pectore, Andrea Orlando, al corteo di ieri?

«Io ho un ottimo rapporto personale con Andrea Orlando. Ma più che di ineleganza parlerei di strategia politica: l'obiettivo è mandare via Giovanni Toti, prima della sua scadenza, utilizzando un'inchiesta di cui, finora, abbiamo solo le ipotesi accusatorie.

Una sorta di 'sfiducia costruttiva' di piazza, che rischia di tracimare in processo di piazza. Con quei quattro signori (Schlein, Conte, Bonelli, Fratoianni) a fare i procuratori aggiunti, in totale assenza della difesa».

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