Gaza, gaffe dell'inviato Usa. Poi Witkoff rilancia la linea. "Ostaggi indietro o guerra"

Boehler parla con Hamas e irrita Israele, ma alla fine con Washington si trova la strada comune

Gaza, gaffe dell'inviato Usa. Poi Witkoff rilancia la linea. "Ostaggi indietro o guerra"
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Gerusalemme Giocare con degli esseri umani come con dei birilli è proprio dei terroristi. Il resto del mondo, quando ha a che fare col tentativo impossibile di strapparli dalle loro grinfie, si muove nel loro labirinto con molta difficoltà. Ieri Israele, insieme agli Stati Uniti dopo un momento di trattative impossibili, forse ha ritrovato la sua strada urtando forte contro le sue pareti. La confusione può portare a momenti di chiarezza, ovvero ci voleva Adam Boehler perché Steve Witkoff, l'incaricato di Trump per il Medioriente, per strada verso Doha per riprendere la trattativa verso la seconda fase, ritrovasse la posizione comune fra Israele e Usa: se Hamas non vorrà restituire i rapiti, non resta che la forza. Le famose porte dell'inferno. Ha detto infatti ieri: «Qui ci vuole una deadline, una conclusione. Il punto di partenza, oltre alla restituzione degli ostaggi, tutti quanti, è che Hamas venga disarmata e lasci la Striscia». Punto. «Non c'è alternativa».

Il precedente è l'attivismo di Boehler, giovane businessman con enorme esperienza internazionale nel campo medico, inviato di Trump per gli ostaggi: ci è andato a testa bassa, decidendo di trattare direttamente coi terroristi, definendo i rapiti israeliani «prigionieri», spiegando che i suoi interessi erano solo americani e che non era «la baby sitter» di Israele, e ha descritto gli incaricati di Hamas, fra cui un notorio organizzatore della strage del 7 ottobre, «gente molto carina»: questo ha creato disagio in Israele, finché Boehler si è rimangiato tutto ed è tornato alla linea originaria. Hamas è un'organizzazione terrorista feroce, che non ha diritto di sopravvivere. Ma aveva anche detto che c'erano stati progressi che parlavano di una sospensione della guerra per 5-10 anni (il tempo in cui Hamas potrebbe agevolmente preparare la prossima Nukba), e di cercare innanzitutto la liberazione dell'americano Edan Alexander oltre ai corpi di quattro altri connazionali. La sensazione di delusione ha invaso i media israeliani. Intanto però Witkoff è tornato sulla strada classica: tentiamo la strada della restituzione degli ostaggi una volta per tutte, secondo gli accordi, e poi basta, Hamas deve arrendersi e consegnare le armi svanendo dalla scena di Gaza. L'impronta di Boehler non è svanita: resta come eredità la possibilità non confermata di 10 restituzioni nel corso del Ramadan prima dell'avvio della seconda fase.

Il segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato che l'incontro di Boehler con Hamas è stato un episodio unico, e che la linea americana è quella di Witkoff. Ovvero quella in comune con Netanyahu: la restituzione dei rapiti e la resa di Hamas. Ma gli estremisti intanto dichiarano di voler passare alla fase due tenendosi le armi. Per Hamas la guerra continua. Dunque, Israele e gli Usa recuperano la deadline: o di qua o di là, dicono ambedue. I rapiti, ha detto Witkoff, soffrono in condizioni impossibili. Basta.

Israele resta pronto alla battaglia, taglia l'elettricità, diminuisce l'acqua: prima che la misura faccia effetto ci sono molti generatori e molta acqua di cui Hamas può fare uso per mesi. La pazienza scorre più veloce dell'acqua, Boehler ha acceso una luce rossa, la situazione di eccessiva attesa deve essere superata.

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