Gaza: "Serve l'inchiesta". Stop degli Usa all'Onu

Pressing internazionale dopo la strage. Israele libera 50 palestinesi. Hamas: "Uccisi 7 ostaggi nei raid"

Gaza: "Serve l'inchiesta". Stop degli Usa all'Onu
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Indagare sulla strage degli aiuti a Gaza, per accertare le responsabilità, e lavorare intanto per la tregua e la liberazione degli ostaggi, perché i camion presi d'assalto dalla folla affamata sono la prova che le condizioni di vita nella Striscia sono diventate disumane e l'ordine pubblico è saltato. Da Parigi a Bruxelles, da New York (Onu) a Riad e Abu Dhabi rimbalza la richiesta di un'inchiesta indipendente per capire cosa abbia provocato la morte di 104 civili palestinesi e il ferimento di oltre 760 persone in coda nella città di Gaza per un pugno di farina. Washington e Berlino si rivolgono direttamente a Israele, chiedendo di indagare. Gli Stati Uniti evitano di sposare alcuna ricostruzione, ma fanno scudo allo Stato ebraico al Consiglio di sicurezza dell'Onu, bloccando una dichiarazione di condanna proposta dall'Algeria, secondo cui a causare la tragedia è stata «l'apertura del fuoco delle forze israeliane». Washington si mette di traverso: «Il problema è che non abbiamo tutti i fatti», spiega il viceambasciatore Usa Robert Wood, dichiarando di voler lavorare a una formula che rifletta «la necessaria valutazione sulla colpevolezza».

L'Idf sostiene di non aver mai sparato alla folla, che quasi tutte le vittime sono rimaste uccise nella calca o sotto i camion, a causa di una «fuga precipitosa», ed è convinto di aver provocato meno di una decina di morti con i colpi esplosi quando riteneva che ci fosse una situazione di «pericolo» per alcuni suoi soldati. Hamas non ha dubbi, invece, sulla ricostruzione e accusa «il nemico sionista» di commettere «massacri contro il nostro popolo, con l'obiettivo di ricattare la resistenza affinché negozi». Gli integralisti avrebbero congelato le comunicazioni con i negoziatori e hanno annunciato la morte di 7 dei 134 ostaggi «nei raid sionisti», tra cui tre ottantenni del kibbutz Nir Oz, apparsi a dicembre in un video dalla Striscia.

La partita più importante - lo dimostrano anche le parole del gruppo islamista - si gioca sulla trattativa per ostaggi e tregua, «una corsa contro il tempo» come l'ha definita l'emiro del Qatar, Al Thani. Con prospettive ancora incerte. Secondo indiscrezioni del portale israeliano Walla, Israele avrebbe deciso di interrompere i negoziati con Hamas per un cessate il fuoco temporaneo a Gaza, fino a quando il gruppo non consegnerà una lista degli ostaggi che sono ancora in vita. Intanto, però, mentre il mondo arabo lo vuole sul banco degli imputati e la Turchia di Erdogan definisce la strage di Gaza «un nuovo crimine contro l'umanità», Israele fa una mossa che il ministro della sicurezza Ben Gvir non condivide, perché legge come distensiva: libera a sorpresa, ufficialmente a causa di un sovraffollamento, circa 50 detenuti palestinesi arrestati dopo il 7 ottobre. Anche per questo, nonostante Joe Biden abbia dovuto rimangiarsi l'augurio di una tregua «entro lunedì», l'Egitto fa sapere di sperare ancora in un accordo prima del Ramadan. Secondo Channel 12, una delegazione israeliana ha presentato al Cairo questa settimana una lista di detenuti palestinesi che non vuole siano scarcerati in cambio degli ostaggi e tornerà la prossima settimana.

Sul fronte aiuti, gli Stati Uniti pensano a un'operazione via mare da Cipro e funzionari anonimi egiziani riferiscono al Wsj che il Cairo ha avvertito Israele: ricorrerà al lancio di pacchi dal cielo anche senza autorizzazione, pur di dare sollievo ai palestinesi.

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