Niente alcol, siamo francesi. Ma davvero? I nostri cugini d'Oltralpe sono divisi dal cosiddetto «dry january», il mese senza calici proposto da 45 professori e scienziati. Dotti medici e sapienti evidentemente non troppo amanti del Borgogna che hanno scritto, come racconta il Guardian, al ministero della Salute per chiedere un maggiore supporto alla campagna sui rischi dell'alcol e in particolare un supporto al mese alcol-free di inizio anno. un'abitudine che sta sempre più riscuotendo successo nel Paese dello Champagne e del Bordeaux: chiamato défi de janvier (sfida di gennaio) è nato come un challenge proposto da associazioni benefiche e che ha trovato un certo riscontro sui social, al punto che si calcola che il 60 per cento della popolazione francese sta valutando di aderire o quanto meno di provarci. Ma il governo nicchia a dare un appoggio diretto all'iniziativa, probabilmente per non danneggiare un simbolo del Paese e un'industria che dà lavoro a mezzo milione di persone in tutto il Paese.
In particolare il presidente Emmanuel Macron è considerato il presidente più apertamente favorevole all'alcol della storia recente francese. Dichiara con orgoglio di bere tutti i giorni, sia a pranzo sia a cena, si fa fotografare volentieri con un calice in mano e sostiene che un pasto senza vino sia «un tantino triste». Sarebbe stato cronometrato mentre beveva una bottiglia di birra (si spera piccola) nello spogliatoio di una partita di rugby: 17 secondi, probabilmente solo un portuale inglese ci avrebbe messo di meno. Il degno capo di un Paese che il secondo maggiore consumatore di vino del mondo dopo gli Stati Uniti, che però ha cinque volte più abitanti.
La lobby dei produttori di vino si è mossa subito facendo notare che in Francia non c'è bisogno del «dry january», dal momento che si beve in modo più consapevole e colto, e quindi in minori quantità, rispetto al Regno Unito e agli altri Paesi del Nord Europa. Tesi che non convincono i sostenitori del ramadan alcolico di inizio anno, convinti che bisogna dare un «segnale forte» e che questo possa arrivare soltanto dalla politica anche se, si legge nella lettera dei 45, «una politica coerente e risoluta nell'approccio alla tematica si è seriamente deteriorata».
L'idea di Olivier Cottencin, primo firmatario della lettera, è che se il governo sostiene il mese smoke-free di novembre, dovrebbe fare altrettanto con quello alcol-free di gennaio. E che i risultati del «dry january» nel Regno Unito sono incoraggianti: smettere di bere ha immediati risultati positivi sulla pressione sanguigna e sul ritmo del sonno. «Non vogliamo certo un Paese senza alcol - aggiunge Amine Benyamina, primario di Psichiatria e dipendenze all'ospedale Paul-Borsse - vogliamo un Paese che sia molto chiaro nel parlare dei rischi che esso comporta». Secondo gli studi citati da Benyamina ci sarebbero almeno 42mila morti ogni anno in Francia riconducibili al consumo di alcol.
Ma Krystel Lepresle di Vin et Societé, che rappresenta l'industria francese del vino, nota che non ce n'è bisogno: più del 90 per cento dei Francesi beve meno di dieci bicchieri a settimana, limite raccomandato, e comunque il consumo di vino è diminuito del 60 per cento negli ultimi 60 anni. Guai a toccare il vino a Francesi.
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