“Già quando ho fatto le primarie ho capito che aria tirava. Eravamo messi proprio male: a Robè, mi dicevano i nostri iscritti, non sarai mica venuto a farci la lezioncina”. Così vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, candidato al Campidoglio, racconta mesi di che hanno preceduto la sua sconfitta e dice:“Il leit motiv della campagna in buona sostanza è stato questo: “Peccato che sei del Pd sennò ti votavo”. E ancora: “Se oggi giri e pronunci il nome di Marino, la gente ti corre appresso. Si capiva come sarebbe finita”, spiega in un'intervista al Messaggero.
A poco è, dunque, servito smarcarsi dal Pd e imporre una linea di rottura col passato e “con un sistema di un certo tipo”. Sulle condizioni del Pd romano Giachetti dice: "Non penso che non si sia fatto nulla, penso che si sia fatto poco. Il lavoro di Barca e il commissariamento hanno inciso. Non abbastanza, però. Questo partito deve diventare di nuovo luogo di attrazione per chi vuole fare politica. Abbiamo toccato il fondo”.
C’è da ricostruire un partito e lui intende far prendere parte a questa ricostruzione dividendosi tra il ruolo di vicepresidente della Camera a Montecitorio e di capo dell’opposizione in Campidoglio. "Cinque mesi fa, ho preso un impegno con Roma – conclude Giachetti - Che diventassi sindaco o meno, intendo tenere fede a quell'impegno e dare il mio contributo a rilanciare il nostro partito, ma molto di più per lavorare dall'opposizione al riscatto della città.
Saremo determinati e costruttivi, sfideremo i 5 Stelle sulle cose concrete". Non sarà comunque facile per Giachetti mantenere il doppio incarico dato anche che su Change.org è partita una petizione online per farlo dimettere da vicepresidente della Camera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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