I Lep (livelli essenziali delle prestazioni) sono fondamentali per «garantire una distribuzione equa delle risorse tra le Regioni, assicurando che le funzioni fondamentali e i diritti civili e sociali siano garantiti in tutto il territorio nazionale». È quanto ha ribadito il ministro dell'economia, Giancarlo Giorgetti, ieri in audizione presso la commissione sull'attuazione del Federalismo fiscale ieri in Senato. «Serve un bilanciamento tra garanzia dei diritti e costi, nel quale assumeranno un rilievo sempre maggiore i costi standard delle prestazioni e il livello essenziale delle prestazioni», ha dichiarato Giorgetti. Una questione che continua a dividere i governatori considerato che ieri la governatrice sarda (e pentastellata) Todde ha rinfacciato all'omologo veneto Luca Zaia che «il Veneto è diventato ricco grazie ai soldi di tutti» dopo che quest'ultimo aveva ricordato gli sprechi che hanno caratterizzato le Regioni del Sud.
Giorgetti ha poi spiegato che la legge delega prevede la razionalizzazione dei tributi regionali e la semplificazione degli adempimenti tributari, con l'obiettivo di trasformare alcuni tributi propri derivati in tributi propri regionali. «Sono in corso le attività istruttorie per predisporre uno o più decreti attuativi che hanno impedito la completa realizzazione del federalismo fiscale», ha precisato. Riguardo ai Lep, il ministro ha affermato che è «importante procedere all'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni che rappresentano un prerequisito essenziale per valutare le risorse necessarie a finanziare in ciascuna regione le funzioni fondamentali e i diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale». A questo proposito, il ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, ha annunciato che si prevede che l'attività di definizione dei Lep «possa essere conclusa entro il 2024» di modo che essi siano finanziati «a partire dalla legge di Bilancio 2026».
Il titolare del Tesoro ha anche discusso della manovrabilità dei tributi comunali, rilevando che negli ultimi anni si è registrato un graduale incremento delle aliquote verso i livelli massimi sia per finanziare le spese che per contribuire al risanamento della finanza pubblica. «Oggi gli spazi residui di manovrabilità per i maggiori tributi locali (Imu e addizionale comunale all'Irpef) sono stimati in circa 2,4 miliardi, ovvero poco più del 9% delle entrate massime potenziali», ha specificato.
In merito alla perequazione, Giorgetti ha affermato che «il percorso danneggerà i Comuni meno efficienti e i Comuni che hanno nei decenni ricevuto trasferimenti superiori a quanto sarebbe spettato in base ai fabbisogni standard», ha dichiarato.
Il ministro ha ricordato che l'ammontare dei residui attivi dei Comuni è salito da 74 miliardi del 2020 a 85 miliardi nel 2022 (da 32 a 35 miliardi i crediti dubbi), segno che la riscossione è tutt'altro che efficiente.
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