L'Italia non può rispedire in Slovenia i migranti che arrivano illegalmente dalla rotta balcanica. Non solo: i poliziotti sloveni e soprattutto quelli croati sono dei torturatori. In pratica le vicine Repubbliche, che fanno parte dell'Unione europea, fino alla Bosnia, ultima tappa della rotta balcanica verso l'Italia, sono paragonabili alla Libia travolta da anni di guerra. Non lo dicono i soliti talebani dell'accoglienza, ma lo ribadisce con un'ordinanza del 18 gennaio, Silvia Albano, giudice del tribunale di Roma, che accoglie in pieno la denuncia di un pachistano. E bolla come «illegittime» le «riammissioni informali» in Slovenia dei migranti intercettati dalla polizia all'arrivo in Italia. Il tutto in punta di diritto facendo riferimento alla Carta europea dei diritti fondamentali, come se i nostri agenti fossero sgherri di Pinochet.
Il ministero dell'Interno è stato condannato a riprendersi il pachistano rimandato indietro fino a Sarajevo e pure a pagare le spese della causa intentata dagli avvocati dell'Asgi, un'associazione pro migranti sponsorizzata da Soros.
L'aspetto più grave è che il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, il 13 gennaio aveva già fatto marcia indietro sui respingimenti in Slovenia rispondendo in Parlamento. Nonostante a metà maggio una circolare di Matteo Piantedosi, il suo ex capo di gabinetto, avesse ordinato alle Questure di Trieste e Gorizia di intensificare le «riammissioni» in Slovenia.
«Dopo l'intervento del ministro le riammissioni sono state sospese, ma adesso i migranti non arrivano a causa della neve - spiega una fonte del Giornale in prima linea sulla rotta balcanica -. Il problema esploderà in primavera. Una sentenza e una decisione del Viminale del genere sono un messaggio chiaro: dai Balcani possono entrare tutti e rimanere in Italia».
Nel 2020 sono arrivati, in Friuli-Venezia Giulia, 6.477 migranti illegali, quasi il doppio rispetto all'anno precedente. Solo 1.301 sono stati rimandati in Slovenia, ma adesso non lo possiamo più fare, nonostante esista un accordo con la vicina Repubblica. La giudice di Roma sottolinea che «non è mai stato ratificato dal Parlamento». E punta il dito contro la decisione di rimandare indietro i migranti «anche qualora sia manifestata l'intenzione di richiedere protezione internazionale». Il pachistano, che ha presentato la denuncia grazie alla testimonianza raccolta da una rete di Ong, è arrivato illegalmente sul Carso triestino nel luglio 2020. Lui giura, come fanno in molti da paesi non in guerra per ottenere l'asilo, che è scappato dal suo paese essendo omosessuale e ateo. La polizia italiana lo ha rispedito in Slovenia, dove sarebbe stato maltrattato, ma non tanto. Poi l'hanno riconsegnato ai croati che usano il pugno di ferro. Alla fine è stato rimandato in Bosnia. Secondo l'ordinanza del tribunale di Roma siamo colpevoli pure noi: «Sono () numerose le norme di legge che vengono violate dall'autorità italiana con la prassi dei cosiddetti respingimenti informali in Slovenia».
L'assessore alla Sicurezza del Friuli-Venezia Giulia, il leghista Pierpaolo Roberti, è scandalizzato: «Vuol dire che l'Italia non ha più confini e nessun tipo di difesa nei confronti dei migranti illegali della rotta balcanica. E che Slovenia e Croazia non sono sicuri, come la Libia. Il governo deve subito intervenire». L'allarme è concreto: Dopo l'inverno arriveranno gli 8mila che sono bloccati in Bosnia. E magari pure i milioni dai campi in Turchia».
Le Ong cantano vittoria con la sinistra, da Leu al Pd. Alla giunta di Bologna è venuta pure l'idea di «aprire corridoi umanitari» dai campi della Bosnia avvolti nel gelo. Così la rotta balcanica attirerà ancora più migranti illegali.
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