Giuli parla solo di cultura. "È liquido amniotico"

Il ministro a Venezia per il ritorno della rivista della Biennale non rinuncia al suo stile: "Non c'è nessun caso su di me"

Giuli parla solo di cultura. "È liquido amniotico"
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Da Venezia, il ministro della Cultura Alessandro Giuli riparte, dopo la scossa che ha portato alle dimissioni del suo capo di gabinetto Francesco Spano. Il capo del Mic presenzia al ritorno, dopo 53 anni, della rivista della Biennale di Venezia al fianco di Pietrangelo Buttafuoco. Inevitabile che l'attenzione cada sulle polemiche degli ultimi giorni. Tensioni che Giuli smorza: «Non c'è nessun caso Giuli è ampiamente sopravvalutato il legittimo chiacchiericcio mediatico. Mi sento sostenuto dalla maggioranza. Lo testimoniano le dichiarazioni e i miei rapporti quotidiani con il governo e con il partito di maggioranza. C'è un rapporto di concordia e di volontà di andare avanti, con forza, condivisione e serenità» - assicura il ministro. Il caso Spano lascia intatto lo stile di Giuli che nel presentare la rivista si esibisce in un nuovo esercizio linguistico: «Quando si prende in mano una rivista bisogna annusarla, toccarla e ricordarsi che è fatta di acqua. Tutto ciò che è creatività nasce nel liquido amniotico, si nutre di acqua ed è un contenitore di acqua che tende a disidratarsi. La Biennale è dimostrazione di come ci si può reidratare dal punto di vista della cultura». I riflettori però sono puntati su Roma. La giornata di ieri segna un importante snodo politico nell'affaire Giuli-Fdi. Parla Fazzolari. Il sottosegretario all'Attuazione del Programma Giovanbattista Fazzolari «blinda» il ministro e manda un segnale alla fronda interna. L'uscita di Fazzolari di ieri è un messaggio per quel pezzo di partito che soffia sull'inchiesta di Report per mettere sotto processo il titolare della Cultura. Il segnale è inequivocabile: chi attacca Giuli, è fuori da Fdi. «Io e Alessandro Giuli ci conosciamo da più di trent'anni anni, è una persona che stimo e della quale appezzo la grande professionalità. Gli attacchi scomposti che gli sono stati rivolti da quando è diventato ministro sono sconcertanti e fanno ben capire quanti interessi abbia da difendere la sinistra all'interno del ministero della Cultura» - precisa in una nota il sottosegretario smentendo le ricostruzioni dei giornali su un presunto conflitto con il ministro. Il pensiero di Fazzolari racchiude la posizione ufficiale del capo Giorgia Meloni. Ecco il capogruppo Fdi alla Camera Tomasso Foti, silente in questi giorni, che alza un muro in difesa del ministro: «Il governo Meloni ha attirato le antipatie di un preciso mondo professionale nel momento in cui si è posto l'obiettivo di cancellare i copiosi finanziamenti pubblici e le consistenti agevolazioni fiscali a film, autori, registi e produttori, tanto affini politicamente alla sinistra quanto dall'apporto culturale scarso o nullo». Messaggio recepito dall'indisciplinato Federico Mollicone, il presidente della commissione Cultura della Camera: «Pieno sostegno e massima fiducia ad Alessandro Giuli». Antonella, sorella del ministro, fa sapere di non voler esser più tirata in ballo in questioni politiche. Fratelli d'Italia si chiude a riccio in difesa del ministro e attende la puntata di Report. Le dimissioni di Giuli non sono un'opzione. Piuttosto, i fedelissimi della premier fanno notare - «il linciaggio mediatico e politico senza precedenti della sinistra contro Spano». E poi ancora: «Chi parla di dimissioni di Giuli, non conosce la storia di Fdi». Tornando sull'inchiesta di Report, il cerchio meloniano sorride: «Stiamo parlando di un conflitto di interesse di 14mila euro? È fin troppo chiaro come il Mic sia un campo minato per chi vuole porre fine a una stagione dei fondi a pioggia al cinema e agli amici della sinistra».

Nelle chat Fdi riscuote molto successo il post di Annalisa Terranova, vicedirettrice del Secolo nel quale esorta la classe dirigente di Meloni a liberarsi dai diktat di Pro-Vita e dalle posizioni di avversione verso le comunità Lgbt.

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