«L'autonomia sarà realtà entro il 2023». Matteo Salvini sceglie un palco non casuale, la presentazione dei candidati della Lega alle Regionali del 12 e 13 febbraio in Lombardia, per garantire (prima di tutti ai suoi colonnelli e militanti) che porterà a casa la riforma simbolo entro la fine dell'anno, ci mette la faccia. «Sono sicuro che dopo trent'anni di battaglie, grazie a un centrodestra serio e compatto al governo e alla presenza importante della Lega - sottolinea il vicepremier e segretario nazionale -, il federalismo, e anche presidenzialismo, saranno attuati entro il 2023, noi siamo persone che mantengono la parola. Abbiamo una bellissima squadra in Consiglio dei ministri, abbiamo degli amici che a volte si confrontano partendo da presupposti diversi, ma poi arrivano a una sintesi comune». Salvini lancia ieri dal palazzo delle Stelline di Milano, e accanto al governatore Attilio Fontana in campo per il bis, un messaggio forte e chiaro anche al presidente del Veneto Luca Zaia che sul Corriere della Sera ha manifestato i timori sui ritardi e incalzato il leader. «Questo governo ha l'occasione di scrivere la storia, di completare finalmente la riforma dell'autonomia in grado di rendere un Paese bellissimo e con infinite risorse, moderno come il mondo ormai richiede - dichiara Zaia -. Se qualcuno avesse in mente di tirare il freno d'emergenza per fermare la storia, non avrebbe capito che il rischio non è che si avvantaggi un partito o l'altro, ma che l'Italia vada in default. É una riforma che non lascia indietro nessuno, che non penalizza il Sud ma anzi lo chiama alla sfida della modernità. Penso che Meloni sia coerente e di parola, come penso che il presidenzialismo vada portato avanti senza se e senza ma. Ma pensare che si possa arrivare a varare assieme l'Autonomia e il presidenzialismo è impossibile. Perchè per il secondo serve una riforma costituzionale, per la prima è già prevista in Costituzione, e si sono già approvati i tempi di definizione, entro l'anno, dei Livelli essenziali di prestazione. Bisogna solo attuare quello che è previsto». Niente niet dagli alleati, il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli sabato ha avvisato: «Non ci sono santi, io il percorso dell'autonomia lo porto avanti, è il secondo punto delle riforme istituzionali del programma di governo del governo Meloni di centrodestra». E Salvini ora giura davanti ai militanti (e pure all'ala dei bossiani che lo accusa di aver perso di vista le ragioni del nord) che non ci saranno freni a mano tirati.
E dopo le tensioni degli ultimi giorni tra il premier Giorgia Meloni e gli alleati di Lega e Fi («per portare a casa i risultati servono 5 anni di lavoro, spero e sono certa che li avremo nonostante i tentativi di gran buona parte dell'opposizione, e non solo, di mettere i bastoni tra le ruote» ha dichiarato la leader FdI sabato) ieri Salvini ha gettato acqua sul fuoco: «Il primo messaggio che ho mandato questa mattina è stato quello degli auguri di compleanno a Giorgia Meloni. Si rassegni la sinistra, governeremo questo Paese per dieci anni». Gli altri impegni davanti ai candidati lombardi: «Il 2023 sarà l'anno record di apertura dei cantieri perchè significa lavoro per ingegneri, operai, artigiani», «lavoriamo per stoppare alcune follie che l'Ue vorrebbe come la direttiva green sulla casa, non sanno che in Italia abbiamo tante montagne, centri storici e zone vincolate».
Ma il tema vincoli lo porta anche su un altro binario: «Nei prossimi giorni incontrerò le sovrintendenze italiane - anticipa - perchè alcune fanno bene il loro mestiere, altre sono popolate dai signori del no, e ne ho le scatole piene dei signori del no». Su tutti, avvisa, il no al nuovo stadio di San Siro.
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