"Vi presento i mie vicini. Siamo sul marciapiede davanti alle nostre case". Nelle fotografia postata ieri su Facebook, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi abbraccia una famiglia rom. "Da sinistra Cassandra, Andra, Verdiata e Francesco con in braccio la piccola Narcisa - scrive il governatore - accanto a me a sinistra Robert, il papà di Narcisa, e Dragos a destra, suo cugino. Papina, Papusa in ginocchio e Nadia in piedi, la mamma di Narcisa. L’ultima a destra è Dana, la moglie di Dano che ride dietro l’obiettivo e scatta questa bella foto di domenica pomeriggio a Firenze". Li presenta ad uno ad uno, i suoi vicini di casa. E li sbatte su Facebook in un momento in cui la tensione sociale è alta e la convivenza pacifica è messa quotidianamente a rischio. Tanto che, a stretto giro, il post è stato bersagliato da commenti pesantemente critici ai quali Rossi ha provato anche a ribattere. Senza riuscirci.
Un'iniziativa ideologica che lascia il tempo che trova. Un po' come quando i grillini avevano chiesto ai propri follower su Facebook cosa avrebbero fatto se avessero avuto la Boldrini in auto. La provocazione di Rossi ha sortito lo stesso effetto. Non sono mancati gli insulti né i commenti razzisti, ma hanno più che altro dilagato le accuse di fare della facile propaganda. La famiglia di rom, con cui si è fatto fotografare, è inserita dal 2001 nel progetto della "Rete per l'ospitalità nel mondo" coordinata da due magistrati, Luciana Breggia e Marco Bouchard. L’abitazione in cui vivono è stata messa loro a disposizione nell’ambito di questo programma. Un membro della famiglia, originaria della Romania centrale, collabora da tempo con la Caritas ed un altro ha un lavoro regolare. Insomma, non un paradigma di quello che avviene in Italia. E gli utenti si affrettano a farglielo notare. "Caro presidente - scrive Riccardo - loro non pagano il suo stipendio né quello della giunta. E soprattutto non pagano la nostra sanità e i nostri servizi di welfare pur essendone i principali fruitori. Vada a farsi fotografare con quelli a cui gli zingari hanno svaligiato la casa o quelli a cui non è stata concessa una casa popolare o un posto per il figlio all’asilo perché scippato da una famiglia rom. Non abbiamo debiti nei loro confronti, loro sì nei nostri". Gli fa eco Giacomo: "Una foto di una demagogia oscena e volgarmente offensiva per tutti quelle persone che la mattina si alzano per andare a lavorare e pagano le tasse. Supportare chi sceglie di non integrarsi per vivere nella marginalità per poter delinquere semi indisturbato è ideologicamente criminale! Vergognati!". E ancora: "Voglio il selfie quando se li ritroverà in camera da letto entrati dalla finestra alle 3 di notte".
Il post di Rossi altro non è che un mal riuscito slogan da campagna elettorale. Con lo sguardo alle regionali dell'anno prossimo, il governatore si è buttato sul classico buonismo di sinistra. Tanto che, rispondendo alle critiche, si è pure messo a fare una filippica contro l'odio razziale: "L’uso dei social media non può essere limitato in alcun modo ma quando il discorso pubblico diventa sfogo violento e irrazionale occorre alzare il livello della discussione". La deputata toscana di Forza Italia Deborah Bergamini, però, gli fa notare che "la provocazione e l’imposizione dell’accoglienza sono l’esatto contrario della cultura dell’integrazione".
Giorgia Meloni, invece, gli ricorda che da governatore (forse) dovrebbe occupare il proprio tempo per dare una mano agli alluvionati, alle vittime del Forteto, ai precari e alle imprese soffocate da tasse: "Niente da fare, le attenzioni sono solo per i rom". Infine, Matteo Salvini a riassumere molto bene l'offensiva del governatore: "Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei...".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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