Rigore nella gestione dei conti pubblici senza penalizzare la crescita economica. È questo, in sintesi, il messaggio giunto dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, che ieri in Consiglio dei ministri ha illustrato preliminarmente il Piano strutturale di bilancio (Psb) che sarà inviato a Bruxelles. Si è trattato di una presentazione sommaria perché i numeri ancora non sono stati inseriti. Si attenderà, infatti, il 23 settembre per la revisione generale delle stime annuali dei Conti nazionali 1995-2023 da parte dell'Istat e poi il testo tornerà a Palazzo Chigi (fissati gli incontri con le parti sociali il 25 settembre sul tema) per poi essere esaminato in Parlamento nella prima settimana di ottobre. Poi, l'invio alla Commissione, in leggero ritardo rispetto alla scadenza del 20 settembre, ritardo giustificato perché si tratta dell'avvio della nuova procedura del Patto di Stabilità. Alcuni Paesi sono nella stessa situazione dell'Italia, a partire dalla Francia che ancora deve insediare a pieno regime il governo Barnier.
Un dato, però, è certo: il tasso di crescita della spesa netta si attesterà in media attorno all'1,5% annuo come previsto dalle nuove regole comunitarie. Questo parametro è dato dalla differenza tra la spesa totale della Pa e le misure discrezionali in materia di entrata, la spesa per interessi, la componente ciclica della spesa per disoccupazione e la spesa per programmi dell'Ue oltre alle misure di bilancio temporanee. Il Def 2024 indicava questo aggregato in circa 1.000 miliardi di euro con incidenza decrescente sul Pil dal 47,2% previsto per l'anno in corso al 44% del 2027 e, in ogni caso, in valore assoluto non potrà aumentare più di 15 miliardi l'anno. Allo stesso modo, è stata confermata l'intenzione di riportare il deficit/Pil sotto il 3% nel 2026, anticipando di un anno l'obiettivo del Programma di stabilità dell'Italia, che comunque prevede un piano di rientro a 7 anni con un secondo obiettivo: ridurre il deficit/Pil all'1,5% visto che il debito/Pil è sopra il 90%. Il governo, ha sottolineato Via XX Settembre, «continua a portare avanti una politica fiscale prudente e responsabile», proponendo un percorso di rientro dal disavanzo eccessivo «realisticamente più ambizioso di quello prefigurato dalla Commissione Ue». Non è un caso che il Consiglio dei ministri abbia approvato il dlgs sulla cessione di una quota di Poste Italiane.
La pars construens del Psb è rappresentata dalle politiche economiche. In primo luogo, queste premesse confermano l'impianto da 25 miliardi della manovra che, in primo luogo, dovrà confermare taglio del cuneo fino a 35mila euro e accorpamento della seconda aliquota Irpef dal 25 al 23% fino a 50mila euro. La revisione dei conti nazionali Istat potrebbe liberare ulteriore spazio di intervento a favore delle famiglie. Premesso che il governo ha intenzione di anticipare l'erogazione del bonus 100 euro per i redditi fino a 28mila euro (previsto dal dlgs Irpef), un ritocco al rialzo del Pil dal 2021 in poi, potrebbe generare in automatico qualche miliardo in più per finanziare gli sgravi Irpef senza sforare i tetti previsti.
Il Psb, ha aggiunto il Tesoro, include riforme ed investimenti che proseguono il percorso intrapreso con il Pnrr e lo aggiornano per agire con maggiore incisività su tematiche quali PA,
giustizia, imprese, fisco. Ovviamente, non si toccheranno le rendite immobiliari perché il governo non intende aumentare la pressione fiscale. «No, no, del catasto non si tocca niente», ha chiarito ieri il viceministro Leo.
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