Tensioni attraversano il governo guidato da Mario Draghi. Nelle ultime settimane la sponda sinistra dell’ampia maggioranza che sostiene l’esecutivo sta lanciando affondi e mettendo in atto fughe in avanti, con clamorose prese di posizioni non concordate, che non fanno altro che alimentare polemiche nella insolita coalizione che comprende anche partiti di centrodestra come Forza Italia e Lega. È in particolare il Pd che si sta segnalando per un attivismo straordinario. L’idea lanciata dal segretario dem, Enrico Letta, in merito alla tassa di successione, oltre a scatenare un putiferio politico, pare non sia stata gradita neanche dalle parti di Palazzo Chigi.
Per calmare le acque nei giorni scorsi c’è stato un "lungo e cordiale colloquio telefonico" fra Draghi e lo stesso Letta. La conversazione pare che non sia stata molto serena. Il premier non ha apprezzato l’accelerata dell’esponente dei democratici sulla tassa di successione, dato che tutti ormai sono a conoscenza del cronoprogramma dell’esecutivo in merito alla riforma del Fisco, peraltro ampiamente previsto dagli impegni presi in Europa per via del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Draghi vuole fare le cose con calma e secondo un progetto La riforma del Fisco, come ha ricordato il premier, dovrà essere "organica". Forse Letta ha spinto su questo punto per rinsaldare la base elettorale del suo partito. Ma così ha creato non pochi grattacapi cl presidente del Consiglio. Insomma, il presidente del Consiglio non vuole "fughe in avanti" su questioni così delicate che incidono sul futuro del Paese.
Ma la questione tasse non sarebbe stato l’unico tema discusso nel corso della telefonata, Perché come racconta Italia Oggi, a palazzo Chigi non piace affatto l'approccio del Pd nei confronti delle iniziative del governo. Un approccio sempre fuori "asse" e fuori tempo. Draghi avrebbe chiesto un modo di agire diverso, più costruttivo perché dal punto di vista politico da parte del Pd manca un'azione diretta di sostegno alle iniziative del governo. Una stoccata dura verso i dem ed il loro segretario. Nel Pd si è a conoscenza che non si può tirare troppo la corda. Alimentare tensioni provoca solo danni all’esecutivo. Eppure tra i dem ci sono alcuni esponenti molto apprezzati dal premier.
Tra questi vi è il ministro della Difesa Lorenzo Guerini che lavora in modo silenzioso e costruttivo. Probabilmente è quello che Draghi vorrebbe anche da Letta. Ma il segretario dem avrà voglia di ascoltare le indicazioni del presidente del Consiglio?
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