Nella notte sono arrivate notizie di certo non entusiasmanti per il governo guidato da Mario Draghi, che per ben 4 volte è andato sotto e in alcuni casi si è anche spaccato. Il caos si è verificato nelle scorse ore, nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali alla Camera, durante l'esame delle modifiche al dl Milleproroghe. Contro il parere dell'esecutivo sono passati gli emendamenti che prevedono il dietrofront sull'Ilva e sul tetto al contante. Allo stesso modo sono state approvate norme sulle graduatorie della scuola e sui test sugli animali. Inoltre, come riporta l'Ansa, si è verificato un duro scontro tra Partito democratico e Lega sulla giustizia.
Forza Italia e Lega hanno votato con Fratelli d'Italia una retromarcia sul contante: il tetto che dallo scorso primo gennaio è sceso a mille euro torna ora per un anno a 2mila euro. La modifica sposta infatti l'entrata in vigore della soglia più bassa dal primo gennaio 2022 al primo gennaio 2023. La modifica sarebbe passata, per un solo voto, con il parere contrario del governo.
Governo in affanno
Quanto accaduto nella notte non fa altro che mettere ulteriormente sotto stress il governo, già provato da forti divisioni su temi cruciali come quello relativo al green pass. Le fibrillazioni sono destinate ad aumentare, visto che all'orizzonte non mancano appuntamenti importanti che - in un modo o nell'altro - finiranno per infuocare gli animi e marcare sempre di più le divergenze all'interno della maggioranza.
In primavera si terranno le elezioni amministrative e i partiti della maggioranza nelle prossime settimane rischiano di distrarsi dall'agenda politica, ingolfando l'azione del governo e mettendo a repentaglio una serie di riforme di primo piano. Infatti il timore è che la campagna elettorale possa infittire di nebbia l'esecutivo, che si ritroverebbe immobilizzato dalle bandiere delle singole formazioni politiche che ovviamente non vorranno lasciare campo agli avversari nelle città in cui si andrà al voto.
Va inoltre preso in considerazione il fatto che gli italiani saranno chiamati a esprimersi sui referendum sulla giustizia. Si tratta di una tematica tanto importante quanto divisiva, che potrebbe comportare evidenti spaccature nella maggioranza. Che in realtà sono già palesi: da una parte Forza Italia, Lega e Italia Viva sosterranno convintamente i quesiti; dall'altra Giuseppe Conte ha annunciato che l'orientamento del Movimento 5 Stelle è quello di opporsi ai referendum sulla giustizia.
Scatta l'allerta
Ma non sono solo le elezioni amministrative e i referendum a mettere il bastone tra le ruote all'esecutivo: a innescare forti preoccupazioni sono anche altre questioni come la durata del green pass, il caro-bollette, il superbonus e le concessioni balneari. Come riportato da Dagospia, a Palazzo Chigi è già scattata l'allerta: con questo clima così divisivo e litigioso si rischia una crisi di governo. E le elezioni anticipate sarebbero di certo un'ipotesi sul tavolo.
Certo, poi spetterà ai partiti decidere se stare nel legittimo dibattito della campagna elettorale o sfociare nel campo del pugno duro mettendo a rischio un equilibrio già di per sé precario.
Sta di fatto che tutti coloro che per quattro anni hanno sostenuto con forza che le legislature durano cinque anni e vanno portate al termine, ora "hanno iniziato a spiegare che non è detto che debbano durare fino alla fine". A farlo notare è stato Guido Crosetto, fondatore di Fratelli d'Italia e imprenditore, secondo cui ora c'è chi "vorrebbe lasciare 'l'onere' della finanziaria ad altri...".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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