Sul governo iniziano ad abbattersi voci di equilibri precari e folate di vento in grado di destabilizzare l'unità. A farne da padrone sono le palesi tensioni che stanno caratterizzando l'azione del governo: nonostante dai Consigli dei ministri si esca quasi sempre con l'approvazione all'unanimità, non mancano voci di battaglia che promettono l'impegno ad apportare una serie di modifiche in Parlamento. Il che cozza con lo spirito di unità che dovrebbe caratterizzare una maggioranza così variegata. A fine dicembre tutti i partiti hanno giurato stabilità e sostegno al governo guidato da Mario Draghi, ma sono bastate poche settimane per far primeggiare una domanda: siamo sicuri che l'esecutivo resterà in piedi fino al 2023?
L'osservazione di Crosetto
In tal senso si è espresso Guido Crosetto, fondatore di Fratelli d'Italia e attento osservatore della situazione politica del nostro Paese: l'imprenditore sul proprio profilo Twitter ha fatto notare che tutti coloro che per quattro anni hanno sostenuto con forza che le legislature durano cinque anni e vanno portate fino al termine naturale, ora "hanno iniziato a spiegare che non è detto che debbano durare fino alla fine". Il motivo? "Perché ora vorrebbero lasciare 'l'onere' della finanziaria ad altri…", ha fatto notare Crosetto.
Tutti quelli che per 4 anni hanno detto con forza che le legislature durano 5 anni, hanno iniziato a spiegare che non è detto che debbano durare fino alla fine.
— Guido Crosetto (@GuidoCrosetto) February 15, 2022
Perché ora vorrebbero lasciare “l’onere”della finanziaria ad altri…
Il governo può traballare
Il punto di vista di Crosetto si avvicina molto alla notizia data ieri sera da Dagospia, secondo cui a Palazzo Chigi sarebbe già scattata l'allerta rossa per le fibrillazioni che potrebbero compromettere l'agenda del governo nelle prossime settimane. Qualche segnale in realtà è già arrivato, con i partiti che hanno iniziato a marcare il territorio e a gettare le basi per la nuova campagna elettorale: sullo sfondo ci sono le elezioni amministrative che si terranno in primavera e i possibili referendum che - se approvati - spaccheranno la maggioranza. Così le voci delle formazioni politiche rischiano di stonare con quelle del governo.
In effetti non mancano temi divisivi e molto sentiti dall'opinione pubblica. Basta pensare ad esempio al tema della durata del green pass, ma anche alla riforma della giustizia e alle polemiche infinite sul superbonus. Senza dimenticare il carobollette e le concessioni balneari. A preoccupare è in particolar modo la questione relativa al certificato verde: con la fine dello stato d'emergenza potrebbe esserci un certo pressing per abolirlo, ma l'ala rigorista resta prudente e invita alla gradualità.
Appare evidente che l'esecutivo rischierebbe grosso in caso di sfiducia parlamentare. In quel caso la crisi di governo sarebbe semplicemente una conseguenza naturale.
E a quel punto (di non ritorno) cosa potrebbe accadere? Di certo la strada delle elezioni anticipate sarebbe sul tavolo, visto che non si è più nel semestre bianco e dunque il presidente della Repubblica potrebbe sciogliere le Camere e indire il ritorno alle urne. Tutto sta nell'atteggiamento che i partiti decideranno di adottare: stare nello steccato della propaganda politica oppure spingersi oltre con tutte le conseguenze del caso?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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