"La mobilità sostenibile è prima di tutto un servizio"

La grande scommessa di Massimiliano Garri, responsabile Innovazione di Acea: "Dalle infrastrutture parte la sfida per l'e-mobility"

"La mobilità sostenibile è prima di tutto un servizio"

ll futuro viaggia su quattro ruote. Questo è fuori dubbio. Ma la domanda che si pongono cittadini e addetti ai lavori è: queste quattro ruote da cosa saranno alimentate? Il dibattito sulla sostenibilità dei trasporti e sulla salvaguardia dell'ambiente è uno dei primi punti in agenda di governi, multinazionali, amministrazioni comunali e movimenti politici. E il problema ci riguarda da vicino, perché l'Italia ha un parco auto obsoleto e, di conseguenza, molto inquinante.

Una delle risposte più gettonate a questa domanda sul futuro dei nostri spostamenti è che utilizzeremo vetture elettriche. Ci aiuta a sbirciare nella sfera di cristallo della nuova mobilità, Massimiliano Garri (nella foto accanto), Responsabile dell'area Innovation, Technology & Solutions in Acea, il colosso che da anni si occupa di energia e reti. «Per noi - spiega Garri - la mobilità elettrica è un tema chiave, c'è ovviamente un tema di necessità delle infrastrutture di ricarica che noi abbiamo chiamato mobility divide».

Come per la fibra ottica?

«Esatto. Come è accaduto per la banda larga: alcune zone erano raggiunte dalla fibra ottica, mentre altre no. Rischiamo che alcune zone siano raggiunte dai servizi e dalle infrastrutture per la mobilità elettrica a scapito di altre. Questo per noi è un tema importante e sul quale stiamo investendo molto».

È un problema già evidente quello del mobility divide?

«In realtà stiamo rischiando di crearlo. Penso, come dicevamo prima, alla banda larga e alle zone di fallimento di mercato. Nulla di nuovo. Noi intendiamo il concetto di mobilità come un servizio che deve ovviamente generare business, ma dobbiamo provare a trovare un approccio che garantisca l'accesso alla mobilità elettrica a tutta la popolazione. Per noi è prioritario. Banalizzo: non contano solo Milano, Roma e l'Autostrada del sole. I grandi operatori come Acea ritengono fondamentale andare oltre questo concetto delle grandi città. Se lei domani vuole andare a fare un giro turistico e lo vuole fare con un auto elettrica, ha bisogno che le colonnine non siano solo lungo le grandi direttrici, ma anche nei vari borghi del Paese. Quindi in questo caso si tratta di creare servizi a quei comuni che non possono agire autonomamente, ma hanno bisogno di una partnership».

Certo, ma qual è il reale futuro di questo tipo di mobilità al momento ancora poco utilizzata nel nostro Paese?

«Tutti quanti stiamo aspettando il boom della domanda e siamo tutti concordi nel pensare che questa sia la mobilità del futuro. Il primo step, come è ovvio, è quello delle infrastrutture. Noi abbiamo pubblicato un piano industriale che per la città di Roma prevede investimenti su questo settore per più di venti milioni di euro ed entro il 2022 abbiamo pianificato l'installazione di duemila colonnine di ricarica. Crediamo molto nel business privato, quindi nella necessità di fornire servizi ai cittadini nei garage, nei posti auto. L'infrastruttura di ricarica deve essere facilmente rintracciabile. Ovviamente per poter sopportare questa richiesta di energia tutta la rete dovrà adeguarsi, perché stiamo parlando di un carico che è totalmente nuovo e creerà necessità di cambiamento e di smart electric charge».

Questo riguarda le infrastrutture, ma per le auto?

«Quello è un mondo che va più verso il servizio di mobilità che di possesso. C'è sempre una maggiore necessità di strumenti integrati di mobilità che permettano usare dall'auto privata a quella in sharing, allo scooter o all'auto messa a disposizione dalla corporate. Tutto deve essere armonizzato e portato in un concetto di mobility as a service».

Al momento sono ancora molto costose...

«I prezzi onestamente non potranno che scendere. Già oggi possiamo dire che per le batterie, in cinque anni il costo si è dimezzato. Quindi ci sono tutti i presupposti affinché il costo si abbassi ulteriormente. È un trend inevitabile. Ma io credo anche che le auto si noleggeranno molto, i grandi player si stanno già muovendo su questo ci sono già aziende che in questo momento hanno più noleggi che acquisti».

Ma queste vetture sono realmente così ecologiche e sostenibili. Qualcuno sostiene che lo smaltimento delle batterie sia molto inquinante?

«Ci sono paper che dicono tutto e il contrario di tutto. Certamente ci sono stati dei problemi penso allo sfruttamento delle miniere di cobalto in Centro Africa o alla disponibilità di Terre Rare da parte della la Cina. C'è un tema di attenzione. Ma è anche vero che stiamo vivendo una rivoluzione, un cambio impressionante. In Italia il 40% dei veicoli è Euro 0, immagini quale sarebbe il fattore di vantaggio di conversione all'elettrico rispetto a tutti questi veicoli? Questa è una vera e propria rivoluzione».

Una rivoluzione energetica ma forse anche culturale...

«Certo. Anche per questo siamo stati più che felici di partecipare alla partnership con la Luiss per rendere disponibile una piattaforma di servizi di mobilità.

Oggi è possibile gestire la ricarica e lo sharing di auto ma anche prenotare un posto in una navetta utilizzando sempre la piattaforma. Tutto questo per veicolare il messaggio che la mobilità sostenibile è, innanzitutto, un servizio».

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