L'Italia per una notte rispolvera la geografia politica della Seconda repubblica e ritorna bipolare. Alla prova del voto, nei Comuni più importanti il Movimento 5 Stelle incassa un clamoroso flop e non riesce a cogliere alcun successo, neppure parziale, fallendo l'accesso a quasi tutti i ballottaggi forse con la sola eccezione di Taranto. Il centrodestra e il centrosinistra, invece, tranne a Parma dove l'ex grillino ribelle Federico Pizzarotti conquista la pole-position, vengono promossi in coppia e si apprestano ad affrontare le sfide del secondo turno rinfrancati da una ritrovata vitalità. Un risultato che ora potrebbe aiutare a riaprire la trattativa anche sulla legge elettorale sul modello tedesco, impantanatasi alla Camera, come propone subito Alessandro Cattaneo.
Il dettaglio dei risultati racconta di una affluenza in calo, ma non in termini drammatici (60% contro il 66,87% delle precedenti Amministrative). In sostanza a Genova, L'Aquila, Padova, Monza, Lecce si profila un ballottaggio centrodestra-centrosinistra. In particolare nella città della Lanterna il candidato sindaco del centrodestra Marco Bucci è in testa al 34% contro il 32 di Gianni Crivello (centrosinistra). Un risultato che lascia intravedere una sfida interessantissima al secondo turno del 25 giugno, in una storica roccaforte della sinistra. A Verona e Taranto si naviga ancora nell'incertezza. In particolare nella città pugliese il candidato pentastellato si gioca il secondo posto e l'accesso al ballottaggio con quello del centrosinistra, mentre Stefania Baldassari del centrodestra è sicura dell'accesso al secondo turno. A Catanzaro l'uscente di centrodestra Sergio Abramo sfida il candidato di una civica di centrosinistra. A Lecce Mauro Giliberti (centrodestra) ha più di 15 punti di vantaggio sul candidato di centrosinistra. Chi, invece, potrebbe fare il colpo grosso è Leoluca Orlando che a Palermo potrebbe superare il 40% e aggiudicarsi ancora una volta Palazzo Pretorio. A Padova saldamente in testa il leghista Massimo Bitonci. Mentre il Pd rischia grosso a Rignano sull'Arno, ovvero a casa Renzi, dove il sindaco uscente Daniele Lorenzini, ex Pd, è avanti e la candidata del segretario insegue.
Il dato politico di giornata è, però, il passo falso dei Cinquestelle. A Parma Pizzarotti, ex M5S, se la vedrà al secondo turno con il candidato del centrosinistra Paolo Scarpa: l'esponente M5S Daniele Ghirarduzzi si ferma a percentuali a una cifra, tra il 3 e il 7%. Nella Genova di Beppe Grillo Luca Pirondini è dato tra il 18 e il 22%, stessa percentuale di Ugo Forello a Palermo. Ma è il risultato complessivo ad andare oltre le peggiori previsioni, con una sorta di «controvoto» di protesta che va a punire chi delle politiche antisistema ha fatto da sempre la propria bandiera e la propria formula acchiappavoti.
L'11 giugno diventa così uno dei giorni peggiori di sempre per la creatura politica di Grillo e Gianroberto Casaleggio. Uno schiaffo che fa sembrare lontane anni luce le vittorie dello scorso anno a Roma e Torino. Era apparso subito evidente che il Movimento 5 Stelle sarebbe andato al Rischiatutto tra faide tra meet up, il perenne scontro tra ortodossia ed eresia e una campagna elettorale certo non segnata dalla presenza di folle oceaniche. Forse però nessuno avrebbe immaginato che in un voto che interessava 4 capoluoghi di Regione - Palermo, Genova, Catanzaro e L'Aquila - e 21 di provincia i pentastellati avrebbero raccolto così poco.
La speranza di conquistare almeno due-tre capoluoghi e salvare la faccia è sopravvissuta fino all'ultimo, ma si è infranta con
percentuali quasi da prefisso telefonico. Un problema esploso in maniera fragorosa anche a causa della difficoltà di reperire personale politico all'altezza e candidati sindaci in grado di competere davvero sul territorio.
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