Beirut La Libia non conosce pace. Nonostante il cessate-il-fuoco annunciato da Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, a partire da domenica, e il tentativo, fallito, di mediazione italiana, ieri è stata di nuovo battaglia. Il generale Khalifa Haftar ha annunciato di non accettare la tregua. L'aeroporto di Mitiga, l'unico funzionante nella capitale, è stato colpito da nuovi raid aerei da parte dell'aviazione di Haftar con il supporto, accusa il governo di Tripoli, dell'aeronautica degli Emirati Arabi. E dopo il caos a Roma, l'incontro saltato con il primo ministro del governo di unità nazionale Fayez al Serraj, e i rumors di un suo rapimento, adesso Haftar vuole continuare nello strangolamento della capitale, già circondata da tutti i lati e raggiungibile soltanto via cielo o mare.
Ma non finisce qui. Ci sono stati anche 6 raid aerei del generale contro l'Accademia d'aviazione di Misurata, alleata di Serraj, scrive la pagina Facebook Divisione informazione di guerra. In realtà i raid sarebbero meno, e gli attacchi sarebbero avvenuti molto lontano dall'aeroporto. In ogni caso questo è il prossimo obiettivo delle forze del generale, sostenute dalle ex brigate di Gheddafi, che nei giorni scorsi hanno preso il controllo della maggior parte delle aree di Sirte dopo scontri con le unità della Sirte Protection and Security Force. Queste forze si sono ritirate dopo essere state abbandonate dalla Brigata 604, una forza Madkhalista, appoggiata dai sauditi, che si è formata dopo la liberazione della città dall'Isis nel 2016 e che è passata con Haftar.
Nel caos libico però gli schieramenti tra le due fazioni sono ormai chiari. Serraj è sostenuto da Turchia, Qatar, e ora anche dall'Algeria, mentre Haftar può contare sull'appoggio dei mercenari russi della Wagner, Egitto, Arabia Saudita e soprattutto Emirati Arabi. Ahmed Al Mismari, uno dei portavoce delle forze del generale, ha annunciato l'estensione della no-fly-zone «sulla base e sull'aeroporto Mitiga a Tripoli» e ha invitato «le compagnie aeree ad attenersi severamente a questo provvedimento e a non mettere in pericolo i loro aeromobili». Anche la direzione della sicurezza di Misurata ha annunciato un coprifuoco notturno in città fino a nuovo avviso. Il passo è fatto per facilitare il lavoro delle pattuglie di sicurezza. Dopo l'incontro a Istanbul tra il presidente russo Putin e quello turco Erdogan e la proposta di un cessate il fuoco in Libia, i due leader hanno rilasciato una dichiarazione congiunta. «Una pace solida e stabile in Libia può essere raggiunta solo mediante un processo politico condotto ed effettuato dai libici» hanno sottolineato. Ma ora tutto sembra di nuovo essere messo in discussione dopo il rigetto di Haftar della tregua.
Anche Erdogan è tornato a parlare della Libia e ha precisato che la Turchia non si tirerà indietro e continuerà a difendere i suoi interessi nel Mediterraneo orientale, in Siria e in Irak. «A coloro che dicono che mandiamo i nostri militari nel deserto dove rimarranno impantanati dico che le loro parole sono aride come il deserto e i loro cuori sono in un pantano. Siamo andati in Libia perché è stato chiesto il nostro aiuto contro l'ingiustizia e l'oppressione», ha affermato con decisione il presidente turco.
Nel frattempo il ministero della Salute ha confermato che il bilancio delle vittime dell'attacco al Collegio Militare a Tripoli del 5 gennaio è salito a 32, dopo la morte di altri due studenti per le loro ferite in ospedale. L'inviato delle Nazioni Unite, Ghassan Salamé, ha accusato un Paese, che però non ha menzionato, di sostenere Haftar e di aver compiuto l'attacco con i droni.
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