«I popoli della regione e del mondo non possono permettersi che il Libano diventi un'altra Gaza», avverte il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. Mentre nella Striscia i raid e i combattimenti proseguono intensi a Gaza City, Khan Younis e Rafah (almeno 18 morti sulle tende del campo rifugiati di al-Mawasi), cresce la preoccupazione per l'escalation militare fra Hezbollah e Israele al confine con il Libano. Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz avverte che «Israele non può permettere che l'organizzazione terroristica libanese continui ad attaccare: presto prenderemo le decisioni necessarie», è la promessa. «Il male deve essere sconfitto». Funzionari statunitensi temono seriamente che, nel caso di una vera e propria guerra, il gruppo militante sostenuto dall'Iran potrebbe sopraffare le difese aeree israeliane nel nord, compreso il sistema di difesa aerea Iron Dome, che finora ha permesso agli israeliani di salvarsi dai razzi di Hamas come da quelli di Hezbollah. Per il giornale kuwaitiano Al-Jarida, l'Iran disporrebbe di informazioni secondo cui il premier israeliano, Benjamin Netanyahu avrebbe ordinato l'assassinio del capo del movimento sciita, Hassan Nasrallah, se ci fosse l'opportunità.
Il capo del governo israeliano è tornato sulla questione del ritardo nella consegna di armi a Israele da parte americana, dopo le critiche che hanno fortemente irritato la Casa Bianca e che, in un'intervista al sito americano Punchbowl, Netanyahu ha definito «assolutamente necessarie» «dopo mesi di conversazioni tranquille che non hanno risolto il problema». Prima che dagli Stati Uniti arrivasse la notizia delle dimissioni del vicesgretario di Stato americano per gli affari israelo-palestinesi, Andrew Miller, «per motivi familiari», il premier ha anche affrontato la questione del dopoguerra a Gaza. La sua ricetta per la Striscia è la smilitarizzazione da Hamas e una sorta di processo di deradicalizzazione che insegni ai palestinesi a voler «non annientare Israele e uccidere ogni ebreo sul pianeta». Quanto alla gestione delle questioni civili, come la distribuzione degli aiuti, «penso che sia meglio farlo con la cooperazione e l'assistenza dei Paesi arabi», ha aggiunto Netanyahu. Dunque governo civile con il coinvolgimento dei Paesi arabi.
Nella Striscia si contano già oltre 37mila morti (tra cui migliaia di combattenti di Hamas) e Medici Senza Frontiere lancia l'allarme per le forniture mediche in esaurimento. A Gaza, le quantità di medicinali e attrezzature essenziali a disposizione dei team di Medici Senza Frontiere (Msf) hanno raggiunto livelli critici, dal momento che nessuna fornitura dell'organizzazione è entrata da fine di aprile.
La chiusura del valico di Rafah a seguito dell'offensiva israeliana nel sud di Gaza, insieme all'infinita burocrazia imposta dalle autorità israeliane, hanno congestionato drammaticamente il flusso di aiuti umanitari attraverso Kerem Shalom, denuncia Msf. Questo ha portato a lunghe code di camion e a pericolosi ritardi nella consegna dell'assistenza a Gaza.
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