A meno di una settimana dalla firma della tregua, riparte lo scontro armato tra Hezbollah e Israele. L'aeronautica israeliana ha colpito nella serata di ieri siti di Hezbollah in tutto il Libano, dalla capitale Beirut al sud, fino ai valichi di frontiera con la Siria e secondo la tv israeliana Kan ha avvertito gli Stati Uniti delle sue intenzioni prima dell'azione. È la risposta alla «violazione dell'accordo di cessate il fuoco» che lo Stato ebraico imputa a Hezbollah, dopo che due razzi sono stati sparati dal gruppo estremista sciita verso postazioni militari israeliane al confine. L'azione del Partito di Dio ha rappresentato il primo lancio di razzi dal Libano da quando, mercoledì scorso, è entrata in vigore la tregua.
Dopo l'attacco, il ministro della Difesa Israel Katz aveva promesso una «dura risposta». «Abbiamo promesso di agire contro ogni violazione del cessate il fuoco da parte di Hezbollah, ed è esattamente ciò che faremo», ha spiegato su X. Anche il premier Benjamin Netanyahu aveva assicurato in maniera ferma che Israele avrebbe risposto «con forza». Oggi a mezzogiorno il governo si riunirà nel Nord di Israele. La situazione è incandescente.
La comunità internazionale è allarmata. Gli Stati Uniti sono intervenuti e hanno avvertito pure Tel Aviv di non stare osservando i termini della tregua. «Ci sono state violazioni israeliane, principalmente con il ritorno visibile e udibile dei droni dell'Idf nei cieli di Beirut», hanno riferito alcune fonti, secondo cui affinché il cessate il fuoco duri «occorre moderazione da tutte le parti». Anche il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, in una telefonata con l'omologo israeliano, Gideon Saar, ha «insistito sulla necessità che tutte le parti rispettino la tregua» e evidenziato che «l'accordo con il Libano deve aprire la via a un cessate il fuoco immediato a Gaza, alla liberazione di tutti gli ostaggi nonché l'ingresso massiccio di aiuti umanitari».
A proposito dei rapiti, il presidente eletto Usa, Donald Trump, ha denunciato «solo parole e nessuna azione» e ha promesso che «se non saranno liberati prima del 20 gennaio» (giorno dell'insediamento) «in Medioriente ci sarà un prezzo pesante da pagare». Alla cena tenuta la sera prima da Trump nella sua tenuta di Mar-a-Lago, hanno partecipato Sara Netanyahu, moglie del premier israeliano, e il figlio Yair, che vive in Florida e ha postato una foto dell'evento su X.
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