Gli Houthi alla guerra delle comunicazioni. I ribelli yemeniti finanziati dall'Iran che spadroneggiano nel Mar Rosso non si limitano a danneggiare le catene di approvvigionamento globali attaccando le navi commerciali in quella che è una strada marittima fondamentale, ma ora attaccano anche i cavi sottomarini che corrono nel fondale del Mar Rosso, interrompendo le reti di telecomunicazione, compreso il traffico Internet, e stanno costringendo i fornitori a reindirizzare circa un quarto del flusso di dati tra Asia, Europa e Medio Oriente.
La notizia l'ha data la società di comunicazioni con sede a Hong Kong HGC Global Communications, che il 29 febbraio ha reso noto un «recente incidente» che ha danneggiato quattro dei quindici cavi di comunicazione sottomarina nel Mar Rosso. «Si tratta di una circostanza eccezionalmente rara - fa sapere l'HGC - che ha avuto un impatto significativo sui network di comunicazione nel Medio Oriente». La società dell'ex colonia britannica fa sapere di aver preso misure immediate «per mitigare ogni disservizio per i clienti» e di aver ideato «un piano alternativo per reindirizzare il traffico interrotto» evitando di far passare il traffico dati attraverso i cavi danneggiati e spostandolo su «rotte» alternative.
In una comunicazione di ieri HGC aggiunge qualche dettaglio. I cavi tranciati interessano il 25 per cento del traffico e riguardano la rete AAE-1, la Asia Africa Europe 1, un sistema di cavi di 25mila chilometri che collega il Sud-Est asiatico all'Europa attraverso l'Egitto e che interessa anche l'Italia, l'EIG (Europe India Gateway) che collega il Sud-Est asiatico all'Europa attraverso l'Egitto e che ha Vodafone come principale investitore, il Seacom Tata/TGN Eurasia, che connette Europa, Asia e Africa, e il Tata TGN-Gulf, che collega i Paesi mediorientali nel Golfo Persico e di Oman.
HGC in realtà non fa mai riferimento agli Houthi, che però vengono chiamati in causa dal quotidiano israeliano Globes, secondo cui non ci sono dubbi sulla mano che ha tranciato i cavi. Il leader delle milizie yemenite Abdel Malek al-Houthi ha però così negato ogni accusa: «Non abbiamo intenzione di prendere di mira i cavi marittimi che forniscono Internet ai paesi della regione». Secondo la Cnn, che cita un rapporto della locale agenzia di stampa statale, il governo dello Yemen dà la colpa alle unità militari britanniche e statunitensi che navigano nell'area per metterla in sicurezza. Anzi, il governo di Sana'a si è detto disposto a «fornire tutte le strutture necessarie per la riparazione e la manutenzione i cavi sottomarini».
I cavi sottomarini sono fondamentali per il funzionamento di Internet, per essi passa circa il 97 per cento del traffico in Rete. Malgrado ciò sono spesso non adeguatamente protetti.
In tutto il mondo ne corrono quasi cinquecento lunghi anche decine di migliaia di chilometri, per la gran parte finanziati dalle grandi società di telecomunicazione e dai giganti della Silicon Valley come Google, Microsoft, Amazon e Meta, società madre di Facebook. La loro importanza fu dimostrata nel 2006 dal rovinoso terremoto di Taiwan, che provocò frane sottomarine che danneggiarono i cavi sottomarini, bloccando a lungo le comunicazioni in buona parte dell'Asia.
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