"I Btp a rischio spazzatura". Moody's minaccia l'Italia

L'agenzia di rating avverte: "Debito alto e bassa crescita: possibile il declassamento". Verdetto atteso il 19 maggio

"I Btp a rischio spazzatura". Moody's minaccia l'Italia

Dopo l'allarme di Goldman Sachs, arriva quello di Moody's. Che è più grave: se Goldman è una (pur grande) banca d'affari, con i suoi interessi internazionali, Moody's è invece un'agenzia di rating. Il suo mestiere è analizzare e attribuire ai titoli di debito un «voto» in base al quale ogni investitore decide o meno di comprare quel debito. Ebbene, si è ieri appreso che l'Italia è diventata l'unico Paese tra quelli seguiti da Moody's che rischia di perdere l'«investment grade» nei giudizi della società di rating. Che significa essere declassati dall'attuale rating «Baa3» a quello immediatamente sotto, «Ba1», lasciando l'ultimo comparto di investimento «non speculativo» per entrare nel mare aperto dei cosiddetti junk bonds: i titoli spazzatura, rischiosissimi. Essere nella categoria dei junk renderebbe impraticabile l'investimento in Btp per gli investitori istituzionali (come i grandi fondi pensione o le multinazionali finanziarie) e non permetterebbe più alla Bce di accettare i titoli del debito italiano per operazioni bancarie e monetarie. In altri termini, significa rendere il nostro debito pubblico difficilmente finanziabile sui mercati se non a costi (cioè i rendimenti offerti) assai più elevati di quelli attuali. A frenare gli allarmismi c'è la considerazione che si diventa spazzatura solo quando tutte le tre grandi agenzie di rating tolgono l'investment grade. E, al momento, per Standard & Poor's l'Italia è due gradini sopra al limite (uno più di Moody's) e lo stesso vale per Fitch.

Il tema è che Moody's si appresta a dare il suo verdetto sull'Italia a breve: l'appuntamento è per il 19 maggio, tra 24 giorni. Il pericolo è scritto in un report di Moody's citato ieri dall'agenzia di stampa Bloomberg, sempre bene informata sui mercati internazionali. Gli analisti della società statunitense hanno esaminato come le diverse nazioni sono passate a un giudizio «junk» (appunto non più compreso nell'«investment grade») negli ultimi trent'anni, per concludere che oggi l'Italia è individuata come un candidato di spicco per questo poco auspicabile passaggio. «Quello italiano al momento è l'unico debito sovrano con rating Baa3 con prospettive negative», ricordano gli analisti tra cui Kelvin Dalrymple e Scott Phillips citati da Bloomberg. «La crescita lenta e i costi di finanziamento più elevati del debito potrebbero indebolire ulteriormente la posizione fiscale dell'Italia».

A ben vedere si tratta di appunti che non contengono novità rispetto al quadro macroeconomico ben noto. Il che fa dunque riflettere: cosa è cambiato per spingere Moody's ad accendere questo potente faro? Viene da pensare al Pnrr, anche perché nell'ultimo giudizio di Moody's sull'Italia, nell'ottobre scorso, l'agenzia faceva proprio riferimento a un possibile taglio del rating in mancanza delle riforme richieste dal Pnrr.

Di sicuro si tratta di una pressione forte per il governo, che da oggi dovrà tenerne conto. Basti pensare che l'ultimo downgrading per i Btp risale alla primavera del 2020: lo ha incassato il governo Conte (quello giallorosso) in piena pandemia.

Da allora tregua sui mercati. Che poi, con il governo Draghi, non poteva che consolidarsi.

Ma adesso, con la revisione del patto di Stabilità alle porte e una premier politica a Palazzo Chigi, potrebbero riaprirsi le danze.

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