Qualche tempo fa ci siamo trovati a inseguire nostro figlio per le scale. Stava uscendo di casa col padre per andare a scuola e si era dimenticato il cellulare. È stata una manciata di secondi: la cover dell'Inter sul comodino e il panico che ci è salito dallo stomaco ed è andato ad agguantare la gola. Com'è possibile, litigare tutto il giorno perché da quel telefonino ci si stacchi e poi scapicollarsi dietro di lui perché lo porti con sé, a scuola per di più? La realtà peggiore ci ha condizionati. Troppe cronache di tragedie americane e non solo americane con istituti presi d'assalto da qualche pazzo, o da più pazzi, e ragazzini nascosti in bagno salvi solo grazie a un telefonino. Lo sappiamo che è una visione catastrofica del mondo, e che non è così che si campa in pace. Ma quale madre campa in pace? Te li vedi andarsene al mattino, col loro improvviso, inspiegabile mutismo, e quella faccia «nuova», compatta per la tensione della giovinezza. E ogni santo giorno ti arrivano i flashback di quando non erano ancora enigmi ribelli e ossuti, di quando invece erano tanto paffuti da sembrare fasciati in una tuta da sci, ed erano morbidi anche dentro, e facili. Adesso escono e vanno. Nella loro solitudine piena di gente. Ancora «si inciampano» a ogni passo, ma non sai già più chi li abiti. Esaminano tutto al microscopio, come fossero sempre in attesa di individuare un errore da ingrandire. Forse un cellulare non servirà a scongiurare nulla, non lo salverà da nulla, non ce lo terrà vicino. Ma ci precipitiamo lo stesso per mettergli in mano quel cordone ombelicale elettronico, quell'oggetto transizionale silenziato. Perché anche una chiamata senza risposta, in qualche modo arriva. E se succedesse qualcosa e non potesse chiamarmi?! È questo il grido di dolore delle madri del nuovo millennio.
Londra ha deciso di vietare i cellulari a scuola. Non all'intervallo, del tutto: i ragazzi non potranno portarlo per evitare distrazioni e intontimenti. Sacrosanto, da un certo punto di vista. Se non fosse che tutto ciò che suona liberticida scatena inevitabilmente reazioni allergiche nel nostro sistema nervoso. Se non fosse che ci sono migliaia di situazioni in cui un cellulare, per un ragazzino e la sua famiglia, diventa un mezzo indispensabile: pensiamo a genitori che lavorano, a bimbi che devono muoversi da soli per raggiungere la scuola e per tornare da scuola, pensiamo a emergenze e a banali necessità di comunicazione. Se non fosse che, è grazie agli smartphone e ai computer che il sistema scolastico ha potuto sopravvivere al lockdown.
Se domani le scuole italiane vietassero il cellulare, noi lo infileremmo, spento, nello zaino di nostro figlio. Perché non ci piace ostacolare le istituzioni, ma non ci piace nemmeno che siano le istituzioni ad arrogarsi il diritto di tagliare il nostro moderno cordone ombelicale.
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