Aeroporto di Nairobi. 7 gennaio. Marine Le Pen è di ritorno in patria dopo una visita a Mayotte, la piccola isola francese ultima scheggia africana del defunto impero coloniale flagellata nei giorni scorsi da un terribile ciclone. La leader del Rassemblement National ha ancora negli occhi l'immane disastro quando l'aereo tocca la capitale del Kenya. Una breve sosta tecnica che permette ai giornalisti di riattivare i telefonini e scoprire che durante il volo Jean-Marie Le Pen era deceduto. Sono loro ad avvertire l'inconsapevole Marine, che scossa si rifugia per qualche minuto nella cabina di pilotaggio a piangere quel padre così criticato, così contestato, così amato. Poi, con il volto ancora rigato da lacrime, la signora riprende il suo posto rinchiudendosi nel silenzio sino all'arrivo, nella notte, a Parigi. Il giorno dopo su X, Marine ha salutato il «Menhir» con un tweet significativo: «L'età ha preso il guerriero ma ci ha restituito nostro padre. La morte ce lo ha restituito. Buon vento, buon mare papà!».
Il silenzio infine è calato su anni di dissapori, litigate, cattiverie intrecciate. La turbolenta saga del clan Le Pen è infatti punteggiata da ripetute rotture e tradimenti a partire dal 1987, quando il patriarca si separò dalla prima moglie Pierrette Lalanne, una bella donna assai vendicativa. Per indispettire il collerico babbo delle sue tre figlie Marie-Caroline, Yann e Marine madame posò lascivamente su Playboy rilasciando dichiarazione al vetriolo sul conto del leader del Front National. Uno scandalo che non scalfì però il roccioso Jean-Marie che, estromessa l'ex consorte dalla vita familiare, continuò la sua corsa politica puntando su Marie-Caroline, l'erede designata della dinastia.
Nel 1998, dopo la condanna di Jean-Marie a due anni d'ineleggibilità per aver aggredito una candidata socialista, Bruno Megrét, numero due del Fn, tentò di pensionare l'ingombrante leader e aprire una politica delle alleanze con i gollisti con l'aiuto proprio della primogenita. Un calcolo sbagliato. Forte del suo carisma (e delle chiavi della cassa), Le Pen senior sbaragliò il rivale e cacciò i suoi amici, figlia compresa. Nel 2003 il Menhir decise di investire su Marine nominandola vice presidente e, nel 2011, imponendola come presidente.
Con suo grande fastidio, la bionda signora orientò il partito su posizioni innovative e vincenti ma del tutto indigeste al fondatore che nella primavera 2015 ritornava provocatoriamente sulla polemica sulle camere gas per lui sempre un «dettaglio della storia» ed elogiava l'operato del maresciallo Petain. Troppo per Marine, che il 20 agosto 2015 espulse il padre. Un affronto che provocò la frattura definitiva con il solito contorno di dichiarazioni all'acido prussico. Ad Aldo Cazzullo che l'intervistava sui rapporti familiari, Marine rispose gelida: «Che rapporti ho con mio padre? Zero. E zero resterà». E così fu. Al secondo matrimonio di Jean-Marie, un'occasione di riconciliazione, non si presentò, come rifiutò di partecipare alle nozze della nipote Marion, figlia di Yann e prediletta dal nonno. Per ripicca, alle elezioni presidenziali del 2022 la dinamica ragazza appoggiò Eric Zemmour, l'arci rivale della zia.
Insomma un groviglio di sentimenti e rancori che forse la «nera signora» ha finalmente sopito. Almeno in parte. Marine ha organizzato in prima persona i funerali del babbo ieri a Trinité sur Mer, il suo borgo natio, stilando una selezionatissima lista d'invitati: 200 persone, non una di più.
Per i frontisti storici, i vecchi collaboratori e i compagni d'arme d'Indocina e d'Algeria, le tre sorelle hanno riservato una cerimonia pubblica nella mattina del 16 gennaio a Parigi. Per i lepenisti doc appuntamento quindi alla chiesa di Notre -Dame du Val-de-Grace.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.