La crociata snob della sinistra per i musei vuoti

I musei pieni? A Repubblica fanno schifo

La crociata snob della sinistra per i musei vuoti

Probabilmente trattasi di questione igienica. Una giusta profilassi impedisce, infatti, che i germi si propaghino nell'aria, veicolando pericolose infezioni. Oppure, di più semplice «sindrome da riferimento olfattivo», cioè l'irrazionale timore di emettere un cattivo odore, o di esserne vittima. Comunque sia, a Repubblica i musei affollati fanno schifo e, a maggior ragione, fanno ribrezzo i visitatori sudati che si assiepano davanti alle opere; e nel più puro snobismo intellettuale (con potenziali derive comico-autoritarie), non bastando un buon deodorante, la gente deve essere educata, pena la riprovazione sociale. Alcuni anni fa, si era espresso in tal senso Pietro Citati - «un buon museo deve essere piccolo, semivuoto, silenzioso» - indignato per aver dovuto ammirare, a una mostra, un quadro di Vermeer, insinuandosi «sotto l'ascella di un'immensa signora americana». Possiamo solo immaginare il contestuale ribrezzo della donna. Ieri, Salvatore Settis e i suoi epigoni hanno precisato meglio il concetto, facendo ricorso a una simbologia apocalittica: «Sterminate folle premono sui musei, sulle città d'arte. Miliardi di cinesi, indiani, russi…». Miliardi di stranieri, migranti, profughi, forse anche clandestini, formano code interminabili per esempio davanti agli Uffizi, dove c'è un oggettivo sovraffollamento che «inorgoglisce la parte malata di me - confessa il direttore Antonio Natali - non quella sana che vorrebbe un museo dove le opere si possono ammirare con tranquillità»; le sale risultano troppo piccole, chiosa lo storico Tomaso Montanari, sembrano «serre», «non si respira», i capolavori sono a rischio, la fruizione risulta, francamente, impossibile. E che dire del resto? I turisti vestono male, ciabattano intorno alle icone più celebri, si fanno i selfie, ridono e mangiano e puzzano, per questo andrebbero «dirottati», «indirizzati» verso altri centri, o almeno sulla «trama minuta dei monumenti», rieducati per quanto possibile, così da lasciare libertà di contemplazione ai pochi oligarchi del pensiero.

Vale poco ricordare che Settis è il presidente del comitato scientifico del Louvre, che il Louvre (nonostante Settis) fa 9 milioni e 700 mila visitatori, che per contare la stessa folla pagante dobbiamo sommare i primi 30 musei statali italiani, che proprio questa ideologia elitaria ha condotto i nostri Beni Culturali sul lastrico. E per fortuna che il ministro della cultura Dario Franceschini ha appena detto che la sinistra non è più snob.

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