I prof dell'Onu a Gaza: "Ebrei a morte"

I post dei docenti dell'agenzia Unrwa nella Striscia: "Hamas ci ricompensa delle ingiustizie"

I prof dell'Onu a Gaza: "Ebrei a morte"
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La bufera sul segretario Onu Antonio Guterres non si placa. E la tensione con Israele resta altissima e travalica i confini arrivando anche in Europa. Nel capitolo relativo al Medio Oriente, contenuto nell'ultima bozza del vertice Ue in programma oggi e domani, scompare dal testo il «sostegno all'appello del segretario generale per una pausa umanitaria». Colpo di spugna su Guterres, insomma, meglio evitare ogni riferimento. Anche se il premier spagnolo, Pedro Sánchez, lo difende: «Dà voce della maggioranza che chiede una pausa umanitaria».

Lo stesso segretario ieri è stato artefice del proprio destino rincarando la dose con un messaggio ambiguo. «Le recriminazioni del popolo palestinese non possono giustificare i terribili attacchi di Hamas. Questi orrendi attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese», ha scritto su X Guterres. Prevedibile la reazione furibonda di Tel Aviv. «Viste le sue parole, negheremo il rilascio dei visti ai rappresentanti dell'Onu. È arrivato il tempo di dare loro una lezione», ha tuonato l'ambasciatore israeliano all'Onu, Gilad Erdan. Dalla parte del segretario del Palazzo di Vetro si sono schierati Germania e Spagna, che hanno etichettato come inopportuna la richiesta di dimissioni rivolta dagli israeliani. Ognuno resta però nelle sue ferme posizioni. Guterres ha provato a metterci un'altra pezzo affermando che «è falso sostenere che abbia giustificato gli atti di terrorismo di Hamas, ho detto chiaramente che niente può giustificare l'uccisione, il ferimento e il rapimento civili». Ma l'ambasciatore israeliano all'Onu ha ribadito: «È una vergogna che non si sia scusato o abbia ritirato le sue parole, un segretario generale che non capisce che l'uccisione di innocenti non può essere giustificata non può essere segretario generale». Nessun segno di cedimento dunque.

Intanto ad aggiungere benzina sul fuoco delle Nazioni Unite è un report della Ong Un Watch, che ha il compito di monitorare quello che accade all'interno del Palazzo di Vetro. Un report che racconta come, mentre i terroristi di Hamas uccidevano bambini e civili in Israele nel famigerato attacco del 7 ottobre, molti insegnanti e presidi dell'agenzia Onu che gestisce l'istruzione e i servizi sociali per i palestinesi festeggiavano pubblicamente il massacro ringraziando Allah e i terroristi. Ci sono post sui social in cui invitano regolarmente ad uccidere gli ebrei. Sono docenti facenti parte dell'UNRWA, l'Agenzia Onu per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi e pagati anche dal nostro Paese, che nel 2018 chiese pure di aumentare i fondi a suo sostegno. Sono docenti che creano materiale didattico che glorifica il terrorismo, che incoraggiano il martirio, che demonizzano gli israeliani e che incitano all'antisemitismo. C'è l'insegnante che si felicita dell'uccisione di bambini da parte di Hamas considerandola una «ricompensa delle ingiustizie»; c'è chi difende il massacro di Hamas perché «quello che facciamo è resistere, riconquistare i nostri diritti...

»; c'è chi elogia il terrorista Jamal Abu Samhadana definendolo una «leggenda della resistenza»; c'è il consulente scolastico dell'UNRWA che nel giorno del massacro pregò per gli assassini: «O Allah, abbi pietà dei nostri martiri, rendi saldi i nostri mujaheddin, concedi loro la vittoria sui miscredenti».

C'è anche spazio per le ironie della sorte. Amer Yaser Nazmi Sada, uno dei terroristi di Hamas, è stato addestrato alla «lavorazione dei metalli» proprio dall'agenzia dell'Onu. Al paradosso non c'è mai fine.

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