L'estensione del green pass è una certezza, ha promesso il premier Mario Draghi. Non ci sono «se», ma solo «a chi e tra quanto». Cioè a quali categorie di lavoratori iniziare ad ampliare l'obbligo del certificato verde. Con una modifica che potrebbe entrare nel decreto già approvato il 6 agosto e ora in commissione Affari sociali alla Camera. La priorità del ministro della Salute Roberto Speranza e di quello della Pa Renato Brunetta sono i dipendenti pubblici ma anche quelli di bar e ristoranti e di tutte le altre attività dove il green pass è obbligatorio per i clienti. Ma c'è da superare lo scoglio con i sindacati. Sul punto il dialogo è difficile e si intreccia con l'obbligo vaccinale annunciato da Draghi e anche unica condizione accettata dalle parti sociali, in alternativa a tamponi gratuiti. I segretari generali di Cgil Cisl e Uil, che hanno chiesto al premier «un confronto preventivo» sui prossimi provvedimenti in materia di salute e sicurezza lavoro e tutela dell'occupazione, ribadiranno il concetto a Palazzo Chigi, dopo lo scontro con Confindustria. Il presidente degli industriali Carlo Bonomi li ha attaccati perché «sull'uso estensivo del green pass sui luoghi di lavoro il sindacato ha detto no, preferisce gettare la palla nel campo del governo e dire «se volete e ve la sentite imponete con una legge l'obbligo vaccinale. E questa è una fuga dalla responsabilità». E il segretario della Cgil Maurizio Landini ha ricordato le condizioni per accettare il passaporto vaccinale nelle aziende: «Se il governo non fa la legge sull'obbligo vaccinale, non posso farla io. Se non fai la legge e fai il green pass perché al tuo interno hai dei casini, il tampone deve essere gratuito. Non può essere il lavoratore a pagare, è una sciocchezza». E ancora: «Credo che governo e Parlamento si debbano assumere la responsabilità di una legge che renda obbligatorio il vaccino: spetta a loro». Senza legge, la trattativa si complica.
C'è poi il nodo del green pass nelle mense scolastiche dove operano lavoratori di ditte esterne: le organizzazioni sindacali e le cooperative hanno chiesto un tavolo «urgente» al governo perché «in queste ore alcune amministrazioni locali hanno esteso l'indicazione anche alle mense scolastiche e universitarie - scrivono in una nota - generando confusione nelle scuole ed esponendo imprese e lavoratori al rischio di non poter operare con la dovuta serenità. Chiediamo pertanto che il Governo e il ministero operino un chiarimento della suddetta normativa». Infatti dall'obbligo previsto per scuole e università dovrebbero essere esclusi i dipendenti delle imprese in appalto a partire da quelle che gestiscono il servizio di ristorazione e mensa nelle scuole.
Resta aperta anche la polemica sulle mense aziendali: «Per far funzionare tutto ci sono stati investimenti per la messa a norma - ha detto Landini - Sono stati messi i plexiglass, introdotti i turni, gestiti i distanziamenti. Non è come entrare in un ristorante».
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