Gli obiettivi da colpire in Siria non mancano cominciando da quello che resta dell'aeronautica siriana fino ai centri di comando e controllo compreso il palazzo presidenziale di Bashir al Assad a Damasco. L'escalation potrebbe riguardare anche le dieci basi iraniane già individuate da Israele sul territorio siriano. Improbabile che nel mirino finiscano direttamente i russi con almeno 3000 uomini, forze aeree e navali. Però saranno comunque coinvolti grazie alle «bolle» di difesa con il sistema antiaereo S-400 Triumf, che hanno creato nelle zone strategiche del paese. Missili o caccia alleati verranno intercettati in uno scenario da prove generali di terza guerra mondiale.
Il piano minimo di rappresaglia, come lo scorso anno, potrebbe colpire la base militare di Al Dumayr, ad est di Douma, da dove sarebbero partiti gli elicotteri siriani con i barili di cloro. Accusa tutta da provare, ma basterebbe il lancio della cinquantina di missili Tomawak a bordo delle due navi da guerra Usa, Donald Cook e Porter. Per non parlare del sottomarino nucleare presente nell'area con 154 missili.
Un secondo livello dell'escalation è ridurre in cenere i resti dell'aviazione siriana rimessa in piedi dai russi colpendo più basi aeree contemporaneamente. Gli attacchi agli aeroporti militari potrebbero allargarsi ai centri di comando e controllo spesso misti con esperti iraniani e russi. In cima alla lista, soprattutto dal punto di vista simbolico, ci sarebbe il palazzo presidenziale di Assad a Damasco, che Donal Trump ha definito «animale». Non a caso il presidente siriano sarebbe già stato trasferito in un luogo più sicuro. E pure le forze governative stanno evacuando le basi nel mirino.
Per colpire un numero così ampio di obiettivi gli americani avrebbero bisogno di centinaia di caccia bombardieri e degli alleati francesi e inglesi. Non solo: i raid, per essere efficaci, dovrebbero durare per giorni. Però la prima portaerei, Uss Harry Truman, arriverà a fine mese. Nessuno vorrebbe rischiare i propri piloti sui cieli della Siria, che lancerebbero missili da crociera a 500 chilometri di distanza.
Il terzo livello di escalation prevede un attacco alle basi iraniane, che coordinano almeno 50mila uomini fra Guardie rivoluzionarie, Hezbollah e volontari sciiti dall'Iraq e dall'Afghanistan. L'intelligence israeliana ne ha individuate una decina disseminate in tutto il paese. Il 9 aprile Israele ha bombardato la base di Tayfur, meglio nota come T 4, nella provincia di Homs. Il centro di comando iraniano si trova all'aeroporto di Damasco in un edificio conosciuto come «il palazzo di cristallo».
Il livello estremo di rappresaglia, che scatenerebbe la terza guerra mondiale, è colpire alcuni dei numerosi obiettivi russi. In Siria ci sono ancora ufficialmente 2954 militari di Mosca, ma il numero sarebbe più alto. In gran parte impegnati nelle forze aeree, che dispongono di una grande base a Khmeimim nel nord ovest del paese vicino a Latakia. I caccia russi che bombardano i terroristi in Siria decollano soprattutto da questa base. Anche i raid su Ghouta, l'enclave appena persa dai ribelli vicino a Damasco, sarebbero partiti da Khmeimim. Elicotteri d'attacco e di trasporto sono disseminati in tutto il paese in appoggio ad almeno un migliaio di uomini che operano sul terreno. Da domani a Douma entrerà la polizia militare russa, dopo l'evacuazione dei ribelli. La Russia sta ampliando la base navale di Tartus sul Mediterraneo dove mantiene una flotta, che può contrastare le navi americane che si preparano a colpire la Siria.
Sul terreno operano pure 2-3mila contractor russi della società di sicurezza Wagner. I caccia Usa li hanno già pesantemente bombardati in febbraio a Deir Ezzor, ultima roccaforte Isis, quando cercarono di avanzare nel territorio curdo assieme all'esercito siriano.
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