Impiccati, intossicati o uccisi a colpi di pistola. La strage misteriosa dei nemici del potere

Litvinenko fu eliminato con il polonio, la Politkovskaja giustiziata sul pianerottolo di casa. I colpevoli? Mai trovati. Ma qualcuno è sopravvissuto.

Impiccati, intossicati o uccisi a colpi di pistola. La strage misteriosa dei nemici del potere

Oppositori, personaggi scomodi, giornalisti, ex spie e nemici giurati del Cremlino fanno parte di una lunga lista di morti sospette, spesso per avvelenamento.

L'ultimo caso famoso, prima del ricovero d'urgenza dell'oppositore Aleksej Navalny, risale al 4 marzo 2018, quando l'ex agente doppiogiochista russo, Sergei Skripal e sua figlia Yulia vengono trovati moribondi su una panchina a Salisbury, città inglese. I due sono stati avvelenati, probabilmente con un profumo contaminato dal novichok, un agente nervino. Skripal è stato condannato in Russia per tradimento e liberato nel 2010 grazie a uno scambio di spie. Londra punta il dito contro tre agenti del Gru, il servizio segreto militare di Mosca, che si trovavano in Inghilterra al momento dell'avvelenamento. Mosca nega e scoppia una crisi diplomatica, che coinvolge la Nato.

Prima di Skripal, che è miracolosamente sopravvissuto assieme alla figlia, muore nel 2006, dopo una lunga agonia, Alexander Litvinenko per avvelenamento di polonio. Una sostanza radioattiva mescolata nel tè da un sospetto agente russo, come nel caso di Navalny. Litvinenko, disertore dell'Fsb, i servizi russi eredi del Kgb, era fuggito a Londra accusando i suoi superiori di strategia della tensione con attentati attribuiti ai ceceni e di averlo incaricato di eliminare l'oligarca Boris Berezovsky, nemico giurato di Putin. Berezovsky nel 2013 è stato trovato misteriosamente impiccato nella sua dimora in Inghilterra. Da New York a Londra sono morti strangolati o per dubbi infarti, tre esiliati russi, dopo avere denunciato maneggi e corruzione. Nel 2017 il giornalista Vladimir Kara Murza, 35 anni, del movimento dissidente Open Russia, viene ricoverato a Mosca in terapia intensiva. «Improvvisamente, tutti i miei organi principali si bloccano nel giro di 24 ore, uno dopo l'altro» racconta oggi, che vive all'estero. Vicino a Boris Nemtsov, ex vice premier russo, è la seconda volta che veniva avvelenato. Nemtsov, duramente anti Putin, è stato assassinato a Mosca a colpi di pistola un paio d'anni prima. I killer sono cinque ceceni, ma non si è mai arrivati ai mandanti.

Anna Politkovskaya, la giornalista spina nel fianco del Cremlino, assassinata nel 2006 sul pianerottolo di casa nella capitale russa ha subito un avvelenamento molto simile a quello di Navalny. Due anni prima di venire uccisa vuole raggiungere Beslan, dove i terroristi ceceni tengono in ostaggio una scuola. I sequestratori l'hanno chiamata per «negoziare». Prima di imbarcarsi beve un tè, come Navalny e a bordo dell'aereo sta molto male. A Rostov la ricoverano in coma. Un'infermiera, una volta fuori pericolo, le confida: «Hanno cercato di avvelenarti».

L'intelligence russa si è specializzata con i separatisti ceceni nell'eliminazione con il veleno. L'operazione più incredibile è la morte di Ibn Al Khattab, emiro circasso legato ad Al Qaida. Il capo jihadista riceve nel 2002 una missiva della madre. La carta è avvelenata e muore dopo averla letta nel suo rifugio in Caucaso. Talvolta l'obiettivo dell'avvelenamento non è uccidere, ma sbattere fuori dal paese la vittima, come si spera per il caso Navalny.

Il 14 settembre 2018, Piotr Verzilov, attivista del gruppo di protesta che imbarazza il Cremlino, Pussy Riot, viene ricoverato d'urgenza a Mosca. E trasferito a Berlino, dove i medici tedeschi sostengono che «molto probabilmente» è stato avvelenato. Verzilov lo scorso anno torna a Mosca continuando a protestare e finisce in carcere.

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