«Aiutateci» piange disperata una donna. La Sicilia da giorni è un inferno di fuoco. Tra incendi e alte temperature. Dopo la devastazione della Sardegna, è iniziata anche in Sicilia la mattanza di ettari di macchia mediterranea con la sua fauna, con aziende ridotte in ginocchio e famiglie evacuate dalle proprie abitazioni. Vigili del fuoco e carabinieri forestali non si stanno risparmiando. Il caldo asfissiante non aiuta, anzi il vento caldo che spira sulle zone colpite alimenta i roghi. Il Dipartimento di Protezione civile della Sicilia ha emanato l'allerta rossa e un preallerta arancione per alcune zone per il previsto aumento delle temperature fino al 6 agosto.
La Sicilia segue, dunque, a ruota la tragedia della Sardegna. Qui ieri, dopo una settimana, il fuoco continuava ad ardere. Sarebbero almeno 1.500 gli ettari di verde distrutti, le aziende sono sul lastrico e sono tantissimi gli animali selvatici e domestici morti carbonizzati o asfissiati.
In Sicilia il primo a bruciare è stato il Palermitano, poi il territorio Catanese, ma anche Siracusa e Messina. Nel capoluogo siciliano ieri sono intervenuti canadair a Polizzi Generosa, mentre pompieri e forestali operavano da terra. Altri canadair sono stati inviati a San Giuseppe Jato che brucia da giorni. Le procure di Palermo e Termini Imerese hanno avviato due inchieste per individuare gli incendiari. Sotto attacco Catania dove ieri erano ancora attivi focolai nella fascia jonica, tra San Francesco la Rena e Vaccarizzo dopo gli incendi che venerdì sera hanno costretto ad evacuare circa 150 persone via mare e a chiudere per qualche ora l'aeroporto di Fontanarossa. Squadre di pompieri stanno convergendo da diverse parti dell'isola sulle zone più colpite. Sotto scacco anche la Piana di Catania e si inizia la conta dei danni nei lidi e nei villaggi interessati dalle fiamme o dal fumo intenso che ha reso l'aria irrespirabile. Nemmeno le zone centrali sono state risparmiate. Centinaia gli sfollati. Nel Siracusano incendi a Buscemi, Priolo e Noto. Nel Messinese un rogo a Mandanici e a Enna ieri erano attivi ancora 4 incendi.
Il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, ha chiesto al capo del governo Mario Draghi la dichiarazione dello stato di mobilitazione del servizio nazionale di Protezione Civile «di fronte al grave rischio di incendi dovuto alla eccezionale situazione meteoclimatica». Comporterebbe un concorso straordinario di risorse extra-regionali tra uomini e mezzi. Per i piromani Musumeci chiede l'ergastolo. Occorre ricordare che dietro agli incendiari si nascondono forti interessi che spingono alla desertificazione, come la «mafia dei boschi» che riguarda anche Sardegna e Calabria, e la volontà di alcuni di dimostrare la necessità del proprio operato. Appiccare un incendio, secondo Legambiente, «in parte si spiega con la tradizione agropastorale che considera il fuoco un mezzo per procurarsi nuovo pascolo o, nel caso dei contadini, per rigenerare la fertilità del terreno. Nel resto dei casi, l'incendio doloso si lega quasi sempre a interessi speculativi legati all'edilizia, ma non solo. In alcune regioni il numero di incendi crea o conferma assunzioni di operai forestali precari.
Non raramente ad accendere un rogo sono stati proprio coloro che erano pagati per spegnerlo».Sul piede di guerra 100 associazioni ambientaliste riunite nel coordinamento #faciemuscrusciuforfuture che hanno più volte chiesto prevenzione.
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