Iran, l'attacco è imminente. "Pronte le armi atomiche"

Teheran annuncia "una risposta inimmaginabile". È allerta massima, Netanyahu convoca il gabinetto

Iran, l'attacco è imminente. "Pronte le armi atomiche"
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Israele è in allerta per la risposta dell'Iran agli attacchi aerei del 26 ottobre. I leader della Repubblica islamica hanno minacciato di effettuare un'azione di rappresaglia dopo che l'aeronautica militare con la Stella di David ha preso di mira batterie antiaeree e siti radar in tutto l'Iran in reazione al massiccio attacco missilistico balistico di Teheran su Israele del primo ottobre. E potrebbe essere una risposta fortissima. Perché come detto ieri sera da Al-Mayadeen Kamal Kharrazi, capo del Consiglio strategico per le relazioni estere e consigliere di Ali Khamenei, se la Repubblica islamica sarà esposta a una minaccia esistenziale potrebbe cambiare la sua dottrina nucleare, che una fatwa del leader supremo impedisce anche se Teheran ha la capacità di realizzare un'arma nucleare.

Una fonte militare ha rivelato alla Cnn che l'offensiva dello Stato ebraico «ha creato un dilemma per l'Iran» poiché ha ridotto la sua capacità di aggredire e difendersi da una risposta israeliana. Mercoledì la stessa Cnn aveva citato una fonte di alto rango del regime degli Ayatollah che aveva riferito dell'intenzione di Teheran di colpire in modo «definitivo e doloroso» lo Stato ebraico, indicando una data, ovvero «prima del giorno delle presidenziali negli Stati Uniti».

Anche Kamal Kharrazi, consigliere di Ali Khamenei, ha precisato che l'Iran reagirà «nel momento e nel modo giusti».

E pure il capo dei Pasdaran, il generale Hossein Salami, ha usato parole incontrovertibili: Israele riceverà «una risposta inimmaginabile».

Tel Aviv dunque si prepara. Benjamin Netanyahu ha convocato il gabinetto per la sicurezza nazionale per domani alle 21,30. Le conseguenze di questa tensione al massimo ci sono già. Il petrolio è in rialzo a New York, dove le quotazioni salgono del 2,47% a 70,97 dollari al barile. Israele è ormai in guerra su più fronti, e su quello libanese ieri è stato il premier Najib Mikati ad attaccare. «Con l'espansione dei raid Israele rifiuta la tregua», ha evidenziato Mikati dopo le incursioni a sud di Beirut, primo attacco di questo tipo da una settimana.

Anche il presidente del parlamento libanese, Nabih Berry, ha fatto sapere che l'iniziativa americana per un cessate il fuoco è fallita. Lo ha dichiarato in un'intervista ad Asharq al-Awsat: l'iniziativa statunitense per un cessate il fuoco in Libano è fallita in quanto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto la road map concordata con l'inviato americano Amos Hochstein.

Le forze di Tel Aviv infatti continuano a condurre bombardamenti su Baalbek, sede di uno dei siti archeologici più importanti del Medio Oriente, dal 1984 dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco, e già bersagliata nei giorni scorsi. Diversi missili sono stati lanciati pure su due edifici nella città di Tiro e 24 sono i morti nella valle della Bekaa.

Altre due persone sono state uccise e altre quattro sono rimaste ferite in seguito ai bombardamenti aerei israeliani sul quartiere Ain el-Remmaneh di Beirut. Ma non finisce qui.

L'aviazione israeliana ha effettuato ieri mattina almeno tre attacchi sulla periferia sud di Beirut dopo che l'esercito aveva ordinato l'evacuazione di diversi edifici della roccaforte di Hezbollah. Tre esplosioni seguite da nuvole di fumo sono avvenute in almeno tre punti del sobborgo.

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