Una nuova proposta per il rilascio degli ostaggi e per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. L'ha presentata, secondo quanto riferito da fonti israeliane ad Axios, Israele a Hamas. In realtà si tratta di un piano non molto differente di quello articolato in varie tappe su cui si ragionava dallo scorso agosto, ma in questo caso maggiore enfasi si porrebbe sulla prima fase, per l'ottenimento della quale Tel Aviv mostrerebbe una maggiore flessibilità. La proposta, secondo Axios, è stata concordata domenica durante una riunione presieduta dal premier israeliano Benjamin Netanyahu e include un cessate il fuoco che durerebbe dai 42 ai 60 giorni nel corso dei quali dovrebbero essere rilasciati tutti gli ostaggi con più di 50 anni e quelli in condizioni considerate gravi di quelli ancora nelle mani di Hamas (si calcola siano un centinaio dei quali almeno la metà ancora vivi). In cambio Israele sarebbe disposto a scarcerare centinaia di prigionieri palestinesi, anche condannati all'ergastolo. Hamas per il momento mantiene un atteggiamento a dir poco attendista. Ieri i fondamentalisti sunniti sono tornati ad accusare il premier Benjamin Netanyahu di essere «direttamente responsabile» della morte degli ostaggi rapiti durante gli attacchi del 7 ottobre 2023, ribadendo che «non c'è alternativa alla fine dell'aggressione» contro Gaza.
Come che sia, le intenzioni serie di Israele su un possibile negoziato con Hamas sono state confermate ieri anche dal ministro degli Esteri israeliano Gideon Sàar al segretario di Stato Usa Antony Blinken. Ma anche la futura amministrazione americana si sta muovendo: Steve Witkoff, l'inviato entrante per il Medio Oriente del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, si è già recato in Qatar e Israele. Il tycoon vorrebbe che un accordo di cessate il fuoco a Gaza e rilascio degli ostaggi entrasse in vigore prima del suo ritorno alla Casa Bianca, previsto per il 20 gennaio.
E mentre ieri nella Striscia di Gaza un attacco dell'Idf ha colpito i serbatoi dell'acqua dell'ospedale indonesiano Kamal Adwan di Beit Lahia causando la morte di almeno sette palestinesi, è polemica su un rapporto di Amnesty International che accusa Israele di genocidio ai danni della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Secondo il documento, di oltre 300 pagine, dal 7 ottobre 2023 Israele avrebbe violato la Convenzione di Ginevra in almeno tre dei cinque punti codificati per poter parlare di genocidio: uccisioni, lesioni fisiche o mentali gravi e diniego di assistenza umanitaria.
Israele ripudia totalmente il documento: «La deplorevole e fanatica organizzazione Amnesty International ha ancora una volta prodotto un rapporto inventato, completamente falso e basato su menzogne», il commento del ministro degli Esteri Israel Katz.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.