Israele torna a combattere. Bombe su Gaza: 400 morti

Tra le vittime 150 bimbi. "Pronti altri 7 ottobre". Netanyahu duro: "Si negozia solo sotto il fuoco". E gli Usa: "L'ha voluto Hamas"

Israele torna a combattere. Bombe su Gaza: 400 morti
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nostro inviato a Gerusalemme

È di nuovo guerra a Gaza, dopo 58 giorni di tregua e con 59 ostaggi israeliani nella Striscia da 529 giorni. Il governo di Benjamin Netanyahu non perdona il tergiversare di Hamas sulle trattative, non accetta settimane di negoziati senza esito per il rilascio dei rapiti, di cui 24 ancora vivi, ma soprattutto tenta di arginare i preparativi di un nuovo 7 ottobre, che l'Idf sostiene di aver già individuato. Israele risponde con il fuoco dell'aeronautica ai ripetuti «no» del gruppo islamista al prolungamento del cessate il fuoco. Alle 2 di notte Gaza torna obiettivo militare, in pieno Ramadan. Da Nord a Sud, dai depositi di armi ai tunnel, l'esercito colpisce obiettivi strategici. È cominciata l'operazione «Forza e Spada». Sul campo restano oltre 400 vittime (150 bambini) e più di 560 feriti fra combattenti e civili. Nel mirino sono finiti il capo del governo di Hamas nella Striscia, Essam al Da'alis, e il portavoce della Jihad islamica, Abu Hamza. Il bilancio è pensatissimo, destinato a crescere, nonostante le vittime nella Striscia dall'inizio del conflitto 530 giorni fa sarebbero già quasi 50mila. L'avvertimento è esplicito: «Se Hamas non torna al tavolo per negoziati genuini, la guerra si intensificherà» e «le porte dell'inferno si apriranno a Gaza» promette il capo del governo, che in serata appare in tv dal quartier generale dell'esercito a Tel Aviv. Poche ore prima, nuovi raid colpiscono la Siria e anche il confine con il Libano, dove l'Idf attacca i siti di Hezbollah. «L'asse del male» è di nuovo sotto pressione. «Hamas sente la nostra forza, è solo l'inizio», promette Bibi. D'ora in poi i negoziati avverranno sotto il fuoco».

Per creare il più possibile un effetto sorpresa, il piano di attacco è stato preparato e tenuto segreto da un ristretto gruppo nelle forze armate. Solamente gli Stati Uniti sono stati avvertiti in anticipo. I raid sono avvenuti in «totale coordinamento» fanno sapere da Washington, che plaude all'operazione. «Hamas poteva rilasciare gli ostaggi e ha scelto la guerra», commenta la Casa Bianca, reduce dagli attacchi contro i ribelli filo-Iran Houthi nello Yemen, che promettono un'escalation e in serata lanciano un missile balistico contro Israele, che lo intercetta.

A gestire l'operazione dal quartier generale dell'Esercito sono il nuovo capo delle Forze Armate, Eyal Zamir, e il capo dello Shin Bet Ronen Bar, di cui il premier Netanyahu ha annunciato il licenziamento in settimana. Alle manifestazioni contro la rimozione di Bar si sono sommate così ieri, sia a Tel Aviv sia a Gerusalemme, anche le protesta dell Forum per le Famiglie, la fronda più attiva dei parenti dei rapiti, devastati dall'attesa dei propri cari: «Netanyahu ha deciso di sacrificare gli ostaggi», accusano. Dall'altra parte della barricata c'è il Forum Tikva, che sposa invece la linea dura del premier: «Tutti gli ostaggi indietro o l'inferno». L'esecutivo israeliano è convinto che solo la pressione militare potrà riportare a casa i rapiti e promette che la guerra continuerà finché non saranno tutti a casa. La strategia piace all'estrema destra e l'ex ministro per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir la definisce «cosa giusta e morale», annunciando il ritorno nella squadra di Bibi.

Chi invece accusa il capo del governo di usare il conflitto come ancora di salvezza politica è Hamas, che minaccia un «destino ignoto» per gli ostaggi. In serata aggiusta il tiro e replica a Bibi: «Non abbiamo respinto nessuna proposta, stavamo trattando». Mentre la Jihad spiega che nemmeno questa nuova offensiva darà la vittoria a Israele. L'Onu invoca aiuti e il cessate il fuoco per Gaza: «La popolazione vive nel terrore».

Anche le cancellerie europee chiedono che si torni alla tregua. I mediatori Egitto e Qatar chiedono che si torni alla trattativa. Da Washington pieno appoggio alla linea dura di Israele: «La responsabilità della ripresa delle ostilità ricade esclusivamente su Hamas».

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