Non soltanto un esodo 41 parlamentari, che dal Partito democratico hanno deciso di confluire nel nuovo progetto, Italia viva, fondato dall'ex segretario dem, Matteo Renzi. Ma anche la perdita di oltre 3 milioni di euro l'anno: perché a causa della scissione e dell'allontanamento dal Nazareno dei renziani, mancheranno i rimborsi annuali (2 milioni e 150 mila euro) che Camera e Senato versano ai gruppi in base al numero degli eletti e un milione di euro che non arriverà direttamente nelle casse del Pd, dato che il regolamento dei dem impone a ogni eletto un cotributo mensile di 1.500 euro.
A cosa servono i rimborsi
Secondo quanto riportato dal Corriere della sera, le conseguenze della disgregazione democratica non sarebbero, quindi, soltanto di natura politica, ma anche (e soprattutto) economica, visto che i rimborsi ai gruppi servono, infatti, a finanziare l'attività politica del partito in generale sul territorio e per pagare i dipendenti assunti a Montecitorio e a palazzo Madama. E con l'allontanamento e la disgregazione del gruppo esistono dei concreti rischi di licenziamento per i dipendenti dem.
Chi riceverà i rimborsi adesso
Prima della decisione dell'ex presidente del Consiglio di andarsene, al senato il Pd percepiva 3,3 milioni di rimborsi all'anno. Con il congedo di 15 senatori arriveranno circa 900mila euro in meno: il denaro, infatti, sarà inviato al nuovo gruppo di Italia viva (presieduto da Davide Faraone).
A palazzo Madama, invece, i dipendenti dem sono attualmente 39 e ora sarà necessario trovare dei sistemi per non licenziare il personale impiegato (ma con il nuovo esecutivo giallorosso, almeno un parte dei dipendenti potrebbe essere accolta tra palazzo Chigi e i ministeri). Prima della scissione, il Pd riceveva 5,4 milioni di rimborsi: oggi sono diminuiti di un milione e 250mila euro, che infatti andranno dal gruppo guidato da Maria Elena Boschi.
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