«Abbiamo bisogno di meno contemplazioni sulle fughe di notizie e di più armi a lungo raggio per porre adeguatamente fine alla guerra e far sì che la Federazione Russa affronti la realtà...». Meno chiacchiere, più armi. Che c'è una guerra da portare avanti. In sintesi il pensiero affidato ai social di Mikhailo Podolyak, principale consigliere del presidente ucraino Zelensky. «Se avessimo tempo, potremmo vedere la Russia cadere a pezzi e le sue élite divorarsi a vicenda. Ma non ce l'abbiamo, perché la nostra gente sta morendo», ha aggiunto Podolyak, infastidito, come gran parte dell'establishment di Kiev, dal fatto che l'attenzione si sia spostata più su parole e polemiche legate alla pubblicazioni di documenti, presunti, riservati piuttosto che a quanto accade ogni giorno sul campo. Di più. Il consiglio nazionale per la sicurezza ucraino ha smentito che ci siano cambiamenti nei piani militari dell'Ucraina in seguito alla pubblicazione delle carte incriminate. «Posso dire che il numero di persone che sanno dei nostri piani è estremamente limitato. E non credo che l'informatore in contatto con la Cnn abbia qualcosa a che fare con i nostri piani», ha detto il segretario del consiglio Oleksiy Danilov, confermando che le strategie sono e restano top secret.
Se gli Usa hanno rassicurato l'Ucraina, l'Italia continua a recitare un ruolo di primo piano. «Telefonata con Dmytro Kuleba. Confermato il nostro sostegno all'Ucraina. Sono in contatto con il direttore generale dell'Aiea Rafael Grossi, è fondamentale proteggere la centrale di Zaporizhzhia. Il 26 aprile presenteremo un piano per la ricostruzione dell'Ucraina. Saremo protagonisti con le nostre migliori imprese». Lo ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri Antonio Tajani con Kuleba che rilancia: «Abbiamo discusso la nuova assistenza che l'Italia può fornire per aiutare ad assicurare la vittoria dell'Ucraina contro l'aggressione russa». Una vittoria che per concretizzarsi non può non passare per nuovi rifornimenti di armi a Kiev. Una svolta potrebbe arrivare a breve, come conferma il ministro della Difesa danese Troels Lund Poulsen, ieri in visita in Ucraina. «Una decisione dei Paesi occidentali su un'eventuale fornitura di aerei da combattimento a Kiev è possibile «prima dell'estate», ha spiegato. «La Danimarca non lo farà da sola, dovremo farlo con diversi Paesi e dovremo anche avere un dialogo con gli americani. Slovacchia e Polonia hanno iniziato a consegnare a Kiev i Mig-29 di concezione sovietica. Varsavia ha dichiarato di essere pronta a cedere tutti i suoi circa 30 caccia. Ma nessun aereo occidentale moderno è stato ancora consegnato»
Aerei, mentre a Bakhmut si continua a combattere sul modello della prima Grande Guerra. Trincee e battaglie corpo a corpo. «Le forze armate russe controllano l'80% della città», ha detto il leader del gruppo mercenario Wagner Yevgeny Prigozhin. Secondo L'istituto americano per lo studio della guerra, la Russia continua a guadagnare posizioni a Bakhmut ma sta subendo perdite significative come dimostrano i filmati geolocalizzati. Mentre la notte scorsa l'esercito russo ha preso di mira, tra gli altri obiettivi, anche la chiesa della Natività di Kherson causando diversi danni ma fortunatamente nessuna vittima. Intanto, emerge un altro particolare inquietante di questo conflitto.
Secondo quanto riferito dal capo della polizia di Kiev Andrii Nebytov, sono 1.374 i civili uccisi nella regione di Kiev ma quello che fa specie è un altro dato: 717 di questi sarebbe stati uccisi «con armi di piccolo calibro, cioè deliberatamente». L'orrore.
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