Kursk, Trump fa l'assist a Putin. "Chi depone le armi sarà salvo"

Dopo l'incontro con Witkoff, strategia "concordata". Il tycoon: "Risparmiate vite". Il Cremlino approva. Rubio: "C'è ottimismo"

Kursk, Trump fa l'assist a Putin. "Chi depone le armi sarà salvo"
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Dopo l'incontro privato tra Vladimir Putin e il suo inviato Steve Witkoff, Donald Trump si sbilancia affermando che «abbiamo avuto delle discussioni molto buone e produttive con il presidente russo e ci sono ottime possibilità che questa orribile e sanguinosa guerra possa finalmente giungere alla fine». In un messaggio su Truth, tuttavia, il comandante in capo Usa domanda di fermare il massacro dei soldati di Volodymyr Zelensky, avvertendo che «in questo momento, migliaia di truppe ucraine sono completamente circondate dall'esercito russo, in una posizione molto difficile e vulnerabile. Ho chiesto con forza a Putin che le loro vite vengano risparmiate. Questo sarebbe un massacro orribile, come non si vedeva dalla seconda guerra mondiale. Dio li benedica tutti». Un invito che, almeno a parole, il leader di Mosca dice di aver accolto, assicurando che a chi si arrenderà verrà garantita la vita e un trattamento dignitoso. Ma ha invitato allo stesso tempo Kiev a ordinare ai suoi soldati di deporre le armi. Lo zar afferma che la nuova amministrazione Usa guidata Trump «sta facendo di tutto per ripristinare almeno qualcosa di ciò che è stato praticamente ridotto a zero e distrutto da quella precedente. E in generale la situazione» nei rapporti tra Mosca e Washington «sembra iniziare a muoversi». Tuttavia, non nega che la ripresa delle relazioni è «un processo non facile, per non dire complicato». Lo stesso sgretario di Stato americano, Marco Rubio, lascia filtrare che: «C'è molto lavoro che resta da fare, ma c'è motivo di essere cautamente ottimisti».

Sull'incontro con Witkoff, invece, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov si limita a confermare che Putin ha «ricevuto informazioni aggiuntive» da lui, e ne ha consegnate altre per l'omologo americano: la sua posizione è allineata con quella di Trump, precisa il portavoce, ma il presidente russo ha «espresso una serie di domande a cui è necessario rispondere insieme, e c'è ancora molto da fare». Il New York Post, intanto, ricostruisce la giornata di Witkoff, che alla fine ha lasciato Mosca ieri senza un accordo di cessate il fuoco in mano. L'inviato di Trump ha atteso di vedere Putin dalle 12.30 di giovedì sino alla tarda serata, e alla fine lo zar lo ha rimandato a casa con dei segnali per il comandante in capo. The Donald, comunque, ha massima fiducia in quello che ha nominato inizialmente come inviato per il Medioriente, ruolo che ora si è ampliato fino a includere la Russia. Una scelta che ha suscitato perplessità nel mondo della diplomazia, dove il magnate dell'immobiliare non ha alcuna esperienza. Ma questo poco importa a un presidente che considera le credenziali di Washington un peso e vede la politica estera come una serie di transazioni commerciali. La proposta di Trump a Putin è semplice: Russia e Ucraina devono interrompere il conflitto per 30 giorni e concludere uno scambio di prigionieri come segno dell'impegno di entrambe le parti a trovare una risoluzione pacifica. Lui però chiede misure aggiuntive, ovvero la sospensione degli aiuti e della condivisione di informazioni, nonché l'obbligo per Kiev di non addestrare o rinforzare le forze durante il cessate il fuoco.

«Un accordo lungo le linee che Putin sembra offrire minerebbe l'obiettivo dichiarato dell'amministrazione Usa di realizzare una pace sostenibile, rafforzerebbe la convinzione dello zar che la Russia può sconfiggere militarmente l'Ucraina e lo incentiverebbe a riprendere le operazioni militari piuttosto che fare concessioni nei negoziati formali per porre fine alla guerra» spiega l'Institute for the Study of War.

Mentre rapporti classificati dell'intelligence riportati dal Washington Post mettono in dubbio la volontà del leader di Mosca di porre fine alla guerra: e pur se non intendono valutare le prospettive della proposta di tregua temporanea, sottolineano il duro compito che Trump e il suo team per la sicurezza nazionale devono affrontare, oltre a sollevare la questione se la Casa Bianca stia fraintendendo la volontà di Putin di cercare la pace.

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