L'ad di Eni: "I rigassificatori sono essenziali". Senza la nave di Piombino l'Italia è a rischio

Descalzi: "Dobbiamo essere realisti, su quest'inverno ci sono incognite"

L'ad di Eni: "I rigassificatori sono essenziali". Senza la nave di Piombino l'Italia è a rischio

La vera sicurezza energetica dell'Italia è legata ai rigassificatori. E, in particolare, il Paese è aggrappato alla capacità aggiuntiva da 5 miliardi di metri cubi l'anno che potrebbe conferire nel 2023 la nave Golar Tundra, destinata a Piombino. Più tardi entrerà in funzione, più l'inverno 2023-2024 sarà problematico dal momento che la seconda nave rigassificatore non sarà operativa prima di fine 2023. A sottolinearlo è stato ieri, a un evento webinar del Messaggero, l'ad di Eni, Claudio Descalzi: «Non avendo più il gas russo, dobbiamo avere i rigassificatori, è assolutamente necessario, è un punto essenziale per il prossimo inverno».

Il capo della multinazionale italiana ha dapprima parlato dell'inverno 2022-2023, ormai alle porte. «Abbiamo gli stoccaggi pieni. Il gas russo che arriva ancora, 10-15 milioni di metri cubi al giorno, è costante. Queste condizioni possono darci tranquillità per l'inverno. Però il sistema è tirato». Insomma, allo stato attuale l'Italia ha possibilità di scavallare l'inverno indenne, ma è soggetta ad alcune variabili: dal rischio di un meteo peggiore del previsto, ai problemi tecnici dei fornitori. Quest'ultimi sono un'eventualità possibile, ma in un contesto con poca o zero disponibilità di gas russo potrebbero essere un problema. Può aiutare però un consumo più morigerato: «In questo periodo è aumentata l'efficienza, i consumi di gas sono stati ridotti del 10-15%», ha notato Descalzi. Ragione per cui «Non dobbiamo essere pessimisti, ma realisti».

L'Eni, insieme al governo, si è spesa per sostituire i 20 miliardi di metri cubi di gas che importava dalla Russia (sui 29 miliardi totali del 2021). Nell'inverno 2022-2023 può dire di averne sostituito già oltre il 50% grazie a 6 miliardi aggiuntivi dall'Algeria (che arriverà a 9 nel 2024-2025) e i 4 dal Nord Europa. L'altra gamba del piano di sostituzione, però, è basato sulle forniture di Gnl (il gas liquefatto, da trasformare con i rigassificatori) per arrivare alla completa indipendenza dal gas russo a fine 2024. Per questo, quando ad aprile 2023 ricomincerà il riempimento degli stoccaggi, l'Italia avrà bisogno anche dei nuovi rigassificatori. Viceversa, non si potrà sfruttare il gnl addizionale da Egitto, Qatar, Congo, Angola e Nigeria.

Descalzi ieri ha parlato del tetto al prezzo del gas, che da quanto sostiene sembra aver trovato strada anche tra i partner europei.

«Su tutto quello che viene da gasdotto mettiamo un cap», ha spiegato, invece su tutto quello che viene da Gnl, che deve essere invece attratto, non si mette un cap, ma «si paga la cifra necessaria per portare il Gnl e la differenza viene socializzata a livello di un fondo europeo». Un accordo in questo senso sarebbe strategico, per l'Italia e per l'Europa.

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