L'agguato del teologo al Papa: "Sono gay e ho un compagno"

Monsignr Krysztof Charamsa confessa al "Corriere": "Il celibato è contro natura". Il Vaticano: "Vada subito via". Padre Lombardi: "Vuole condizionare il Sinodo"

L'agguato del teologo al Papa: "Sono gay e ho un compagno"

Un attacco per surriscaldare ancor di più gli animi e creare ulteriori spaccature sui temi che si discuteranno in Vaticano da domani e fino al 25 ottobre al Sinodo straordinario sulla famiglia. È questa la lettura che molti prelati nei sacri palazzi stanno dando in queste ore al clamoroso coming out di monsignor Krzysztof Charamsa, polacco 43enne addetto di segreteria della Congregazione per la Dottrina della Fede e segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale oltre che professore di teologia alla Pontificia Università Gregoriana, l'università dei gesuiti.

Il monsignore qualche giorno fa con un lungo articolo su un giornale polacco aveva rotto ogni indugio annunciando di «essere felicemente gay e di avere un compagno, Eduard»: una dichiarazione choc, ripresa con un'intervista al Corriere della Sera , arrivata, con incredibile tempismo, alla vigilia del Sinodo in cui i vescovi di tutto il mondo si confronteranno anche sul tema dell'accoglienza degli omosessuali. «So che pagherò le conseguenze, dovrò rinunciare al mio ministero, cercherò un lavoro ma finalmente sono fuori dall'armadio», ha detto il monsignore che rischia un processo canonico nella sua diocesi e che se ritenuto colpevole sarà ridotto allo stato laicale, «dedico questo mio annuncio a tutti i sacerdoti omosessuali, che sono tantissimi, alle care lesbiche, ai transessuali, l'astinenza totale che la Chiesa chiede ai gay è disumana ma vorrei dire al Sinodo che l'amore omossessuale è amore familiare». Charamsa, che nei giorni scorsi si era scagliato contro il linguaggio violento di alcuni sacerdoti polacchi (tra cui don Dariusz Oko) non ha mancato di lanciare una velata minaccia verso la Santa Sede, in particolare verso l'Ex Sant'Uffizio, dove prestava servizio: «La Congregazione per la Dottrina della Fede è il cuore dell'omofobia paranoica della Chiesa - ha tuonato - ho già pronto un libro in cui racconterò ciò che ho subito al Sant'Uffizio». Immediata la reazione del Vaticano per bocca del direttore della Sala Stampa vaticana, Padre Federico Lombardi: «Una scelta di operare una manifestazione così clamorosa alla vigilia dell'apertura del Sinodo appare molto grave e non responsabile, poiché mira a sottoporre l'assemblea sinodale a un'indebita pressione mediatica - ha detto il sacerdote gesuita - Certamente Mons. Charamsa non potrà continuare a svolgere i compiti presso il Vaticano e le università pontificie, mentre gli altri aspetti della sua situazione sono di competenza del vescovo diocesano».

Dietro le rivelazioni di Charamsa, secondo molti, ci sarebbe un chiaro attacco nei confronti del Papa sferrato dalla lobby gay che sarebbe presente in Vaticano e di cui lo stesso Francesco aveva parlato nel giugno 2013 dicendo: «Nella Curia ci sono persone sante, davvero, ma c'è anche una corrente di corruzione. Si parla di una lobby gay, ed è vero, esiste. Noi dobbiamo valutare cosa si può fare». Una mossa precisa quindi per condizionare il Sinodo e tentare di mettere con le spalle al muro Francesco, creando ancora divisioni e polemiche interne sul tema dell'apertura agli omosessuali. «Che vergogna, che vergogna», continua a ripetere un cardinale «progressista» arrivato a Roma per partecipare al Sinodo. «Questo monsignore era preparato da tempo per dare questo attacco al Papa. Se queste persone pensano di mettere in difficoltà il Pontefice, sono degli ingenui e lo stesso vale se pensano di mettere in difficoltà il Sinodo», dice a Il Giornale il cardinale Giovanni Lajolo, presidente Emerito del Governatorato Vaticano.

«Queste persone omosessuali - afferma il porporato - agiscono contro il comandamento di Dio, sarà Dio a giudicarle, come dice giustamente il Papa, ma il loro atto è peccaminoso e non giustificabile. Il Sinodo non può esser condizionato, dirà qual è il modo migliore per accogliere gli omosessuali, indicherà delle vie pastorali, ma la dottrina non si cambia».

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