
Un summit europeo da dentro o fuori. Tanto da spingere Emmanuel Macron a parlare ieri sera alla nazione, per preparare i francesi a un riarmo massiccio. Di fronte, ha detto l'inquilino dell'Eliseo con tono grave, abbiamo una Russia che «manipola elezioni, attacca con gli hacker i nostri ospedali, testa i nostri limiti, continua a riarmarsi e presto avrà 300mila soldati in più, chi può credere che si fermerà all'Ucraina?». Insomma, secondo il presidente dell'unica potenza nucleare dell'Ue, «la Russia è diventata una minaccia per la Francia e per l'Europa e restare spettatori sarebbe una follia, dobbiamo agire». Specie oggi che i nostri alleati americani hanno cambiato posizione, «non possiamo più credere alla Russia sulla parola, entriamo in una nuova era», chiosa Macron. Poi l'appello ai cittadini: «La patria ha bisogno di voi». Secondo l'inquilino dell'Eliseo, l'Europa possiede la potenza e la forza d'animo «per rivaleggiare con Stati Uniti o Russia». Da Bruxelles si sintetizzano le intenzioni del Consiglio europeo straordinario che oggi vedrà i 27 capi di Stato e di governo sedersi al tavolo in uno scenario globale squassato dalla nuova amministrazione Usa. Perdurante sostegno all'Ucraina e difesa comune. Dopo due settimane di iniziative estemporanee, in formato puzzle, l'Ue sarà al gran completo per la prima volta dall'inizio del Trump II, e spalanca le porte a Zelensky, atteso in presenza. C'è già l'impegno della maggioranza degli Stati a finanziare ancora le difese gialloblù; quasi tutti con Kiev nonostante lo stop agli aiuti dagli Usa. Nel 2025, pronti 30,6 miliardi: 12,5 dallo strumento per l'Ucraina, altri 18,1 dall'iniziativa G7 pagata dagli extra-profitti derivanti dagli asset russi congelati. Il vero banco di prova odierno sta nelle discussioni sul «ReArm», il piano presentato da Ursula von der Leyen per dotare il Vecchio Continente di una propria difesa provando a diventare una potenza militare, anziché un mosaico di eserciti. «Si tratta di un'emergenza esistenziale», ha spiegato ieri la presidente della Commissione, intenzionata a bypassare perfino il voto dell'Europarlamento per accelerare l'operazione: «Non si tratta di aggirare l'Eurocamera», ma di velocizzare il processo utilizzando l'art. 122 dei trattati che permette al «governo» Ue di portare un testo in Consiglio senza il passaggio in aula. Ieri la Germania ha chiesto di allentare i vincoli di bilancio per le spese militari, rompendo il tabù del freno al debito. L'industria da rilanciare con nuovi strumenti comunitari vede in ascolto anche il premier ungherese Orbán e lo slovacco Fico, pronti però a sfilarsi sugli aiuti a Kiev. La Francia resta in prima fila per schierare truppe «una volta siglata la pace». Perché, secondo Macron, «la Russia ha già trasformato il conflitto ucraino in mondiale, ha portato soldati nordcoreani, la sua aggressività non conosce frontiere». In attesa delle decisioni dei 27, Parigi annuncia già che dalla settimana prossima i capi di stato maggiore dei Paesi che vogliono partecipare al dislocamento di forze sul terreno saranno riuniti da Macron. Ieri il presidente ha parlato ancora di «un piano di pace solido, preparato con gli ucraini e con diversi altri partner europei e che sono andato a perorare negli Stati Uniti 15 giorni fa, lavoriamo con britannici e tedeschi». Sul tavolo del Consiglio non ci sarà l'ipotesi di estendere l'ombrello nucleare parigino, pur rilanciata ieri da Macron, costretto a tranquillizzare i francesi sul «bottone», che resta saldamente a Parigi.
L'idea di una «coalizione dei volenterosi», avrebbe, secondo la Cnn, uno zoccolo duro di saoldati provenienti da Gran Bretagna, Francia, Turchia. «Non dovranno battersi oggi sulla linea del fronte», è la chiosa dell'Eliseo.
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