Si infittiscono le nuvole sul cielo di Roma, dove oggi governo e sindacati si ritroveranno a Palazzo Chigi per discutere della manovra. Aria di tempesta è quella che promette Maurizio Landini (nella foto), scottato dallo slittamento dello sciopero generale, previsto per ieri e rinviato al 15 dicembre dopo la precettazione imposta dal vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini.
«Ci ha convocato il governo e tocca al governo dirci cosa vuol fare perché a oggi non ha voluto fare nessuna discussione - spiega lo stesso leader della Cgil a margine della manifestazione di Cagliari in occasione del quarto sciopero che ieri ha interessato la Sardegna-. Questa legge di bilancio come le riforme sono state fatte senza alcun confronto. Con politiche di questo genere il paese va a sbattere. Fino a oggi non ci hanno ascoltato. È venuto invece il momento di ascoltare chi paga tasse e tiene in piedi questo paese». La Cgil è critica soprattutto per il tema dei salari e delle pensioni. «Ci vuole una seria riforma fiscale - chiede Landini - con cui finanziarie investimenti per creare lavoro. Bisogna trovare le risorse dove sono: combattere l'evasione fiscale e tassare le rendite finanziarie e quelle mobiliari».
All'incontro di questa mattina arriverà agguerrito anche Luigi Sbarra, leader della Cisl. Il suo sindacato ha ritirato la partecipazione allo sciopero generale ma resta preoccupato per il tema delle pensioni. «Va ritirato l'articolo 33 - spiega Sbarra -, quello che restringe aliquote e rendimenti dei futuri trattamenti pensionistici di medici e infermieri, personale degli enti locali, maestre d'asilo, ufficiali giudiziari».
Sul fronte del governo, intanto, si registra la soddisfazione di Salvini che arriva all'incontro con in tasca quello che considera un successo. «Da ministro dei Trasporti mi ritengo soddisfatto di aver garantito a 20 milioni di pendolari e lavoratori di prendere i mezzi pubblici». Il diritto di sciopero non è in discussione, assicura il leader leghista. Anche se poi lancia un messaggio pieno di implicazioni all'indirizzo dei sindacati. «Anche per venerdì 15 dicembre farò quello che la legge e la mia coscienza mi impongono di fare: garantire il diritto alla sciopero per chiunque ritiene di farlo (sono vicino agli autisti che rivendicano adeguamenti salariali), ma anche garantire il diritto alla mobilità a decine di milioni di italiani per cui una giornata in più o in meno di lavoro fa la differenza».
Insomma, sull'incontro di oggi aleggia anche la spada di Damocle della precettazione che Landini definisce un «provvedimento autoritario e antidemocratico».
«Non è mai successo - ribadisce il leader della Cgil -, nella storia del nostro Paese che un governo pensi di poter ledere il diritto di sciopero, che non è delle organizzazioni sindacali ma delle singole persone, attaccarlo vuol dire limitare la libertà delle persone». «Se c'è chi pensa una settimana sì è una no di lasciare a piedi 20 milioni di italiani - replica Salvini -, per rivendicazioni politiche e non sindacali, farò ciò che la legge mi permette di fare».
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