Caccia agli ebrei

L'assalto ai passeggeri appena scesi dal volo in Daghestan è solo l'ultimo della serie. E le piazze occidentali ribollono di slogan antisemiti. Come nei Paesi islamici

Caccia agli ebrei
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Due sono le sorprese che ha portato con sé il 7 ottobre: la vulnerabilità degli ebrei nello Stato d'Israele a fronte dell'odio islamista, che a sua volta ha mostrato un volto sanguinario; e l'eco abnorme nelle ore successive alla carneficina, proveniente da tutto il mondo. L'eco dell'odio antisemita, che subito gridava «morte agli ebrei», che li nazificava come responsabili. Veniva innanzitutto dalle moschee di tutto il mondo, dalle case dei due miliardi di musulmani che popolano gli stati islamici o sono nostri ospiti nei Paesi occidentali, ma anche dalle raffinate università americane, dalle piazze europee di Londra, Parigi, Milano. Il branco che ha inseguito gli ebrei per l'aeroporto di Machackala nel Daghestan, una masnada di bruti nelle sale d'attesa, dietro l'autobus in fuga, urlava «siamo qui per gli ebrei, per ucciderli, Allah akbar»: come gli assassini nei kibbutz della strage.

Dopo il 7 ottobre è stata un'epidemia. Difficile scegliere gli esempi, ce ne sono centinaia. In tutti i Paesi islamici, in Austria, Francia, Germania, Inghilterra, Grecia, da noi, negli Usa il numero degli incidenti antisemiti è aumentato del 200, il 400, il 600 per cento. A Milano con le bandiere palestinesi, i manifestanti gridavano «Aprite i confini, uccidiamo gli ebrei»; a Bologna su un cartello «Hitler vi incontrerà di nuovo all'inferno». «Gas the Jews» è di moda. La paura delle comunità ebraiche ne cambia la vita, chi ha la Mezusà, la benedizione sulla porta, può temere che la si distrugga, come a Parigi. Città per città, Paese per Paese, vili prese di posizioni di università come la Columbia, Yale, Berkeley, il raccapriccio per ciò che Hamas ha fatto si è trasformato in un antisemitismo mimetico, genocida. Non è vergogna per le folle invocare Hitler e il genocidio, inneggiare ai tagliagole. È una novità infettiva. L'antisemitismo israelofobico dell'Occidente, oggi mischiato a quello del sempre crescente numero dei musulmani, si era già negli anni trasformato in odio militante. Il rovesciamento era già evidente, lo scopo da tempo non era «due stati per due popoli», ma l'eliminazione di Israele e degli ebrei.

Durante la seconda Intifada, quando i terroristi suicidi uccidevano 1.500 civili, ci fu un'altra ondata mondiale di odio anti ebraico e anti israeliano. Durante tutte le guerre in cui Israele è stato aggredito, anche dopo il rifiuto di qualsiasi accordo, è sempre cresciuto l'odio. La novità è che sulla scia di Hamas, dell'Isis, di Al Qaida, il messianismo musulmano si è esplicitato con tracotanza in tutto il mondo, secondo il dettato che per vincere si deve terrorizzare, piegare, sfigurare. L'attacco del 7 ottobre ha avuto una forza propagandistica che si è allargata minacciando per esempio Biden o chiunque si associ alla difesa di Israele.

È una svolta politica dell'antisemitismo ideologico: è la forte, potente divisione in due mondi che si vuole disegnare nelle menti e nei cuori. Puoi stare con lo schieramento vincente dei palestinesi, con gli Hezbollah, con la Siria di Assad, l'Irak e lo Yemen sciiti, l'Iran, la Russia e la Turchia e agire nel nome del tuo antisemitismo, non solo a proclamarlo. Potrai finalmente distruggere Israele e gli ebrei. Ma perché gli studenti di Berkley e parte dei giovani italiani si associano? Perché il «palestinismo è riuscito a essere la religione occidentale progressista, ignorante dell'origine di Israele, una macchina di odio che ne ha fatto uno stato «coloniale, razzista, imperialista» che pratica un «odio umanitario» (come lo chiama Shmuel Trigano) in nome dei diritti umani. Non ha nessun peso che Hamas e l'Iran ammazzino gli Lgbtq, ma lo ha per esempio l'idea, negativa, che gli ebrei abbiano voluto costruire una nazione. «Nazione»! Come autodifesa o identità, è un concetto contrario al multiculturalismo, alle teorie di genere, alla cancel culture. Gli ebrei spinti fuori dalla modernità, anche se è vero tutto il contrario, sono rappresentati come «nazisti che vogliono sterminare i palestinesi», una «piaga mortale» come sostengono gli ayatollah e purtroppo anche le piazze di Londra.

Il razzo della Jihad Islamica che ha colpito il 17 l'ospedale a Gaza, ancora viene definito israeliano da certi media internazionali e dalle manifestazioni. L'incontro dell'antisemitismo dei diritti umani con quello musulmano esplode e insegue gli ebrei per ucciderli.

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